Alabastro di Busca superstar

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Tre eventi per valorizzarlo: giovedì 26 maggio alle ore 21 seminario in Casa Francotto, domenica 5 giugno visite guidate alle cave, mercoledì 28 settembre presentazione del libro dedicato

Data:

09 Maggio 2016

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Le cave dismesse dell'alabastro di Busca consistono i cinque gole sul versante orientale della collina dell'Eremo.  Un ambiente assai suggestivo che però non può ancora essere visitato senza accompagnamento
Le cave dismesse dell'alabastro di Busca consistono i cinque gole sul versante orientale della collina dell'Eremo. Un ambiente assai suggestivo che però non può ancora essere visitato senza accompagnamento
Alabastro di Busca superstar. Come promesso a suo tempo, il Comune sta realizzando un’operazione di recupero a livello di studio e promozione del territorio delle cave di alabastro, dal titolo I tesori di Busca, alla scoperta della città in un viaggio tra cultura e scienza, nell’ambito della promozione turistica della città e della sua collina.

Quest’anno sono in programma tre eventi, che culminano con la prima giornata di visite accompagnate alle cave dismesse. Organizzano la Città, assessorato alla Collina, e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, in collaborazione con l’Atl Cuneo e la Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo.

Per vedere le cave e avere una migliore comprensione dei fenomeni geologici coinvolti, il Comune organizza visite guidate alle cave per domenica 5 giugno. Si sottolinea con forza che occorre essere accompagnati sul luogo: le cave, infatti, si trovano su un terreno privato, che non è aperto a gite individuali da parte di persone non esperte.

La partecipazione è gratuita. L’iscrizione può essere fatta online compilando il modulo in link qui sotto ed inviandolo al Comune all’indirizzo e-mail segreteria@comune.busca.cn.it, oppure telefonando al numero: 0171.948680, oppure sul luogo al momento della partenza, salvo esaurimento posti. Saranno organizzati 6 gruppi da 20 persone ciascuno, al massimo, nelle seguenti fasce orarie: 9.30 – 10.30 – 11,30 – 15.00 – 16.00 – 17.00.

In caso di condizioni meteo avverse  le visite saranno rimandate a domenica 19 giugno e ne sarà dato avviso da questo sito e sul profilo Facebook del Comune. 


Per prepararsi al meglio alla visita, si potrà assistere al seminario aperto a tutti in programma per giovedì 26 maggio alle ore 21 in Casa Francotto (piazza Regina Margherita) dal titolo “Le antiche cave dell’alabastro di Busca, recupero turistico e opportunità scientifiche”, con i relatori Alessandra Marengo ed Emanuele Costa del Dipartimento di Scienze della Terra.

A fine estate, mercoledì 28 settembre, si terrà la presentazione del libro "L'Alabastro di Busca e le sue Cave"  a cura di Alessandra Marengo ed Emanuele Costa.

“Siamo contenti – dice l’assessore alla Collina Ezio Donadio – di poter presentare questi primi risultati. Ringraziamo vivamente i ricercatori dell’Università di Torino e la Fondazione Crc che ci ha permesso di finanziare questi primi interventi. Invitiamo tutti a partecipare alle iniziative”.


Giovedì 26 maggio seminario sull'alabastro di Busca e sulle potenzialità geoturistiche delle cave
 Alle ore 21 in Casa Francotto (piazza Regina Margherita) serata tenuta dal professor Emanuele Costa e dalla ricercatrice Alessandra Marengo dal titolo “Storia e scienza in cava”
 
Domenica 5 giugno visite guidate alle cave di alabastro
La partecipazione è gratuita. Saranno organizzati 6 gruppi da 20 persone ciascuno, al massimo, nelle seguenti fasce orarie: 9.30 – 10.30 – 11,30 – 15.00 – 16.00 – 17.00

Mercoledì 28 settembre presentazione del libro L'Alabastro di Busca e le sue Cave
Alle ore 21 nella  sala convegni in Casa Francotto, piazza Regina Margherita, presentazione del libro "L'Alabastro di Busca e le sue Cave"  a cura di Alessandra Marengo ed Emanuele Costa.

Studi geologici e paleoclimatici
Si presume che la formazione dell’alabastro sulla collina dell’Eremo di Busca, sul versante orientale a quota 650 metri, sia conseguente a fenomeni di deposizione carsica risalenti  ad epoche comprese tra i 400.000 e i 50.000 anni or sono.. Il luogo è ora oggetto di studi e approfondimenti da parte dell’Università di Torino: in particolare vi si stanno dedicando da più anni i ricercatori del dipartimento di Scienze della Terra Alessandra Marengo ed Emanuele Costa. L’esempio di Busca è stato portato all’attenzione di vari studiosi in occasione di convegni nazionali ed internazionali di geologia, mineralogia e conservazione dei Beni Culturali e Naturalistici.

Si tratta, in particolare, di cinque gole di lunghezza variabile, fino a oltre un centinaio di metri, profonde anche una trentina, particolarmente suggestive, dai variegati colori che muovono dal rosa scuro al verde muschio, anche a seconda di come vi incide la luce nelle varie ore del giorno.

Spiegano i due ricercatori: “L’alabastro di Busca è una roccia calcarea, composta essenzialmente da calcite che si è deposta sotto forma di stalattiti, stalagmiti e altre concrezioni all’interno di cavità o grotte presenti nelle rocce della collina di Busca già centinaia di migliaia di anni or sono. Queste concrezioni, studiate approfonditamente con tecniche sofisticate, permettono non solo di determinare l’età in cui si è deposto il materiale, con metodi di datazione che sfruttano il decadimento di isotopi radioattivi, ma anche di determinare il clima presente nella zona circostante al momento della formazione della concrezione. Come per gli anelli dei tronchi – dicono i due studiosi - degli alberi, anche le concrezioni presentano degli strati che sono cresciuti annualmente, e che, studiati uno per uno, possono fornire informazioni importanti sulla temperatura media e sulla piovosità media che caratterizzavano l’area al momento della deposizione”.

“Questi studi di tipo paleoclimatico – affermano - sono interessanti non solo per se stessi, ma anche perché permettendo di indagare come si è evoluto il clima nel corso dei millenni consentono di creare un modello che suggerirà come le future variazioni climatiche, particolarmente  in evidenza negli ultimi decenni, avranno conseguenze a livello locale, nel territorio del cuneese”.

L’attività estrattiva
Si cominciò ad estrarre il prezioso alabastro, riccamente variegato, a partire dal diciassettesimo secolo e la cava  fu abbandonata alla metà degli Anni Cinquanta del secolo scorso, quando cessò lo sfruttamento. Già nel 1620 le cave appartenevano al Principe di Carignano Amedeo di Savoia; nel 1814 passarono al Demanio, nel 1879 al Senatore Carlo Brunet di Cuneo. In seguito passarono ad altri privati. 

Dal XVII al XX secolo è stato usato nell'edilizia soprattutto come pietra ornamentale e decorativa per la manifattura di particolari di grande pregio, passando dalle colonne decametriche della Chiesa di San Filippo Neri a Torino fino alle Urne decorative nelle Tombe dei Savoia a Superga. E’ stato utilizzato in ambito soprattutto regionale, ma se ne conoscono utilizzi anche al di fuori del Piemonte.

Roccia bella e fragile, l’alabastro di Busca è facilmente lavorabile e lucidabile che si presta a vari utilizzi soprattutto negli interni di edifici, per via della sua scarsa resistenza alle intemperie e delle piccole dimensioni dei blocchi estratti.
 
La “marmorera”
Benché l’alabastro non sia un marmo, le cave erano indicate in dialetto dalla popolazione come “la marmorera”. In origine  l’attività estrattiva veniva praticata manualmente con l’utilizzo di scalpelli, picconi e mazze per danneggiare il meno possibile i blocchi durante l’estrazione.  Gli scarti erano utilizzati soprattutto per la fabbricazione di calce,  portati alla fornace di Santo Stefano per la cottura.

L’alabastro di Busca era molto ricercato in Piemonte e fuori Piemonte per l’arredamento di edifici privati, rivestimenti ornamentali, suppellettili decorative e camini, ma soprattutto era utilizzato per la realizzazione di pannelli di rivestimento in edifici sacri. A Busca è stato impiegato  nella parrocchia Maria Vergine Assunta e per la balaustra della chiesa della Santissima Trinità.
 


 

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