Due escursioni – di difficoltà Turistico - con accompagnatore naturalistico alle cave dell’alabastro rosa di Busca sono organizzate per domenica prossima, 24 settembre: le partenze sono alle ore 9.30 e alle ore 15 da piazza Fratelli Mariano, da dove si raggiunge il parco Francotto in auto e poi si prosegue a piedi; occorre l’abbigliamento da trekking.
Prenotazione entro il 22 settembre a ecomuseobusca@gmail.com o al 371.5420603 al venerdì dalle ore 10 alle 12. Organizza il Comune insieme con l'associazione Ingenium. Il costo è di 10 euro, gratuito per i bambini fino ai 6 anni.
Canyon suggestivi
Le antiche cave, ora dismesse, da cui veniva estratto il pregiato alabastro rosa di Busca si presentano in cinque canyon assai suggestivi, scavati sulla collina dell’Eremo, con una larghezza che varia dai due ai quattro ai quattro metri, un’altezza pari a fino circa 35 metr e una profondità fino a circa cento metri.
Il bellissimo geosito è di interesse sia dal punto di vista storico che geologico. Vi si possono notare i segni delle attrezzature che venivano utilizzate per l’estrazione dell’alabastro, conosciuto anche come “Onice di Busca” o “Onice Piemonte”. E’ stato per secoli un materiale molto pregiato e ha avuto il suo massimo impiego nel periodo compreso tra il ‘700 ed il ‘900.
“Un magnifico alabastro orientale, tipico, agatato e ondulato, a tinte calde dal giallo chiaro al lionato scuro, con parti anche candide e anche paonazze e di superbo effetto sia nel taglio trasversale che in quello longitudinale specialmente quando mostra chiazze frequenti paonazze e bianche diafane”. (V.Bonadè-Bottino- Notizie sulle cave di Busca Torino 1911 in Occelli: Busca nei tempi antichi e moderni pp. 11,12)
Si può vedere in molte chiese del Piemonte dove è stato utilizzato per la realizzazione di colonne, altari e balaustre: oltre che nelle settecentesche chiese di Busca, nella basilica di Superga e nella chiesa di San Filippo Neri di Torino, nella cattedrale di San Donato di Mondovì ed in tante altre. Utilizzato anche nelle case signorili per caminetti, tavolini e sculture.
Il luogo è senza dubbio oltre che affascinante, è fonte di informazioni anche scientifiche per lo studio della geologia e del clima; inoltre può essere usato come palestra per gli speleologi e per il Soccorso in luoghi impervi: ma può essere raggiunto esclusivamente se muniti di appositi permessi o in visite guidate autorizzate.
Il Comune di Busca collabora a questi fini con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e con Atl di Cuneo Visit Cuneo.
Studi geologici
La Marmorera di Busca presenta un alabastro calcareo, una roccia sedimentaria ortochimica deposta in ambiente carsico, composta da calcite con aspetto bandato, in cui si alternano strati chiari e bruno-rossastri. Si tratta di una flowstone, cioè un tipo di speleotema. Tra la roccia incassante e l'alabastro, la superficie di contatto è composta da uno strato di argilla, derivato dalla dissoluzione del calcare durante la formazione delle cavità carsiche.
L'ipotesi elaborata dall'Università di Torino (Marengo & Casta, 2016) ricostruisce la storia del sito partendo da un periodo precedente le glaciazioni, quando la collina era più alta di oggi.
I depositi di marmo dolomitico che la costituiscono sono la copertura triassica/liassica del settore meridionale del Massiccio Dora-Maira. Si suppone che avessero delle linee di debolezza interne, che hanno creato fratture in cui l'acqua penetrava nei periodi climatici caratterizzati da forte piovosità. Nel lungo periodo di formazione delle grotte, il clima è cambiato notevolmente: l'alternanza di fasi glaciali e interglaciali ha modificato anche la piovosità media. Quando diminuiva, solo una piccola parte penetrava ancora nelle grotte, che erano percorse soprattutto dall'aria. L'acqua che riusciva a entrare, al contatto con l'aria perdeva CO2 e depositava il carbonato di calcio, che trasportava in soluzione, formando le tipiche concrezioni delle grotte. Perciò le grotte costituiscono anche un prezioso ambiente per lo studio dell’evoluzione del clima.
Studi paleoclimatici
La formazione dell'alabastro di Busca è iniziata 350.000 anni fa ed è proseguita fino a circa 55.000 anni fa: lo studio paleoclimatico risulta molto interessante perché copre il periodo di tre fasi glaciali, da quella che era chiamata Mindel (300.000-455.000 anni fa), alla Riss (130.000-200.000 anni fa), alla Würm (12.000-11.000 anni fa) e i relativi due periodi interglaciali, oltre all'attuale in cui stiamo vivendo.
Storia delle cave
Un manoscritto del 1696 è la prima testimonianza scritta delle cave di Busca: una Capitolazione tra l'amministrazione patrimoniale della Real Casa dei Savoia e il Prefetto di Busca per la regolamentazione dell'estrazione e della fornitura d'alabastro per la decorazione della chiesa della Congregazione dell'Oratorio di san Filippo Neri a Torino. Di questo periodo parla anche Occelli nella sua Storia di Busca, citando la cessione della cava al Principe Emanuele Filiberto di Carignano nel 1696. Dunque, almeno la cava principale era attiva già precedentemente.
Nel 1814 le cave passano al Regio Demanio, che le affitterà soltanto dal 1° gennaio 1875, circa 60 anni dopo esserne entrato in possesso. Nella lettera della Prefettura al Sindaco di Busca si cita espressamente lo stato di abbandono delle cave. Il 4 maggio 1879 le acquista il Senatore Carlo Brunet, che diventerà Sindaco di Cuneo. È di questo periodo la donazione di Brunet di un campione dell’alabastro rosa al museo del Liceo Classico di Cuneo, dov'è tutt'ora conservato. Gli eredi di Brunet venderanno a loro volta le cave, nel 1902 a Carlo Boffa. Nel 1908 Augusto Stella parla della cave, riportando anche una mappa, e precisa che l’alabastro era interamente scavato a mano per preservarne il delicatezza. Soltanto in seguito si sarebbe usato anche l'esplosivo.
Si arriva al 1961, quando una lettera del Sindaco al Corpo delle Foreste cita una cava ancora attiva, ma vicina all'esaurimento. Il signor Frediano Rosso, figlio di uno dei più recenti proprietari delle cave riferisce che la cessazione avvenne nel 1963 (Mirella Lovisolo in arteefede.com).
Prenotazione entro il 22 settembre a ecomuseobusca@gmail.com o al 371.5420603 al venerdì dalle ore 10 alle 12. Organizza il Comune insieme con l'associazione Ingenium. Il costo è di 10 euro, gratuito per i bambini fino ai 6 anni.
Canyon suggestivi
Le antiche cave, ora dismesse, da cui veniva estratto il pregiato alabastro rosa di Busca si presentano in cinque canyon assai suggestivi, scavati sulla collina dell’Eremo, con una larghezza che varia dai due ai quattro ai quattro metri, un’altezza pari a fino circa 35 metr e una profondità fino a circa cento metri.
Il bellissimo geosito è di interesse sia dal punto di vista storico che geologico. Vi si possono notare i segni delle attrezzature che venivano utilizzate per l’estrazione dell’alabastro, conosciuto anche come “Onice di Busca” o “Onice Piemonte”. E’ stato per secoli un materiale molto pregiato e ha avuto il suo massimo impiego nel periodo compreso tra il ‘700 ed il ‘900.
“Un magnifico alabastro orientale, tipico, agatato e ondulato, a tinte calde dal giallo chiaro al lionato scuro, con parti anche candide e anche paonazze e di superbo effetto sia nel taglio trasversale che in quello longitudinale specialmente quando mostra chiazze frequenti paonazze e bianche diafane”. (V.Bonadè-Bottino- Notizie sulle cave di Busca Torino 1911 in Occelli: Busca nei tempi antichi e moderni pp. 11,12)
Si può vedere in molte chiese del Piemonte dove è stato utilizzato per la realizzazione di colonne, altari e balaustre: oltre che nelle settecentesche chiese di Busca, nella basilica di Superga e nella chiesa di San Filippo Neri di Torino, nella cattedrale di San Donato di Mondovì ed in tante altre. Utilizzato anche nelle case signorili per caminetti, tavolini e sculture.
Il luogo è senza dubbio oltre che affascinante, è fonte di informazioni anche scientifiche per lo studio della geologia e del clima; inoltre può essere usato come palestra per gli speleologi e per il Soccorso in luoghi impervi: ma può essere raggiunto esclusivamente se muniti di appositi permessi o in visite guidate autorizzate.
Il Comune di Busca collabora a questi fini con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e con Atl di Cuneo Visit Cuneo.
Studi geologici
La Marmorera di Busca presenta un alabastro calcareo, una roccia sedimentaria ortochimica deposta in ambiente carsico, composta da calcite con aspetto bandato, in cui si alternano strati chiari e bruno-rossastri. Si tratta di una flowstone, cioè un tipo di speleotema. Tra la roccia incassante e l'alabastro, la superficie di contatto è composta da uno strato di argilla, derivato dalla dissoluzione del calcare durante la formazione delle cavità carsiche.
L'ipotesi elaborata dall'Università di Torino (Marengo & Casta, 2016) ricostruisce la storia del sito partendo da un periodo precedente le glaciazioni, quando la collina era più alta di oggi.
I depositi di marmo dolomitico che la costituiscono sono la copertura triassica/liassica del settore meridionale del Massiccio Dora-Maira. Si suppone che avessero delle linee di debolezza interne, che hanno creato fratture in cui l'acqua penetrava nei periodi climatici caratterizzati da forte piovosità. Nel lungo periodo di formazione delle grotte, il clima è cambiato notevolmente: l'alternanza di fasi glaciali e interglaciali ha modificato anche la piovosità media. Quando diminuiva, solo una piccola parte penetrava ancora nelle grotte, che erano percorse soprattutto dall'aria. L'acqua che riusciva a entrare, al contatto con l'aria perdeva CO2 e depositava il carbonato di calcio, che trasportava in soluzione, formando le tipiche concrezioni delle grotte. Perciò le grotte costituiscono anche un prezioso ambiente per lo studio dell’evoluzione del clima.
Studi paleoclimatici
La formazione dell'alabastro di Busca è iniziata 350.000 anni fa ed è proseguita fino a circa 55.000 anni fa: lo studio paleoclimatico risulta molto interessante perché copre il periodo di tre fasi glaciali, da quella che era chiamata Mindel (300.000-455.000 anni fa), alla Riss (130.000-200.000 anni fa), alla Würm (12.000-11.000 anni fa) e i relativi due periodi interglaciali, oltre all'attuale in cui stiamo vivendo.
Storia delle cave
Un manoscritto del 1696 è la prima testimonianza scritta delle cave di Busca: una Capitolazione tra l'amministrazione patrimoniale della Real Casa dei Savoia e il Prefetto di Busca per la regolamentazione dell'estrazione e della fornitura d'alabastro per la decorazione della chiesa della Congregazione dell'Oratorio di san Filippo Neri a Torino. Di questo periodo parla anche Occelli nella sua Storia di Busca, citando la cessione della cava al Principe Emanuele Filiberto di Carignano nel 1696. Dunque, almeno la cava principale era attiva già precedentemente.
Nel 1814 le cave passano al Regio Demanio, che le affitterà soltanto dal 1° gennaio 1875, circa 60 anni dopo esserne entrato in possesso. Nella lettera della Prefettura al Sindaco di Busca si cita espressamente lo stato di abbandono delle cave. Il 4 maggio 1879 le acquista il Senatore Carlo Brunet, che diventerà Sindaco di Cuneo. È di questo periodo la donazione di Brunet di un campione dell’alabastro rosa al museo del Liceo Classico di Cuneo, dov'è tutt'ora conservato. Gli eredi di Brunet venderanno a loro volta le cave, nel 1902 a Carlo Boffa. Nel 1908 Augusto Stella parla della cave, riportando anche una mappa, e precisa che l’alabastro era interamente scavato a mano per preservarne il delicatezza. Soltanto in seguito si sarebbe usato anche l'esplosivo.
Si arriva al 1961, quando una lettera del Sindaco al Corpo delle Foreste cita una cava ancora attiva, ma vicina all'esaurimento. Il signor Frediano Rosso, figlio di uno dei più recenti proprietari delle cave riferisce che la cessazione avvenne nel 1963 (Mirella Lovisolo in arteefede.com).