Alda Merini da non dimenticare

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Grande evento culturale per la città

Data:

05 Maggio 2008

Tempo di lettura:

2 min

Un primo piano di Alda Merini, ieri sera al Castello del Roccolo
Un primo piano di Alda Merini, ieri sera al Castello del Roccolo
Subito l’atrocità della cronaca, per citare il mostro di Vienna, incredibile vergogna dell’umanità (intesa al maschile), poi l’amato Manganelli (la poesia di quando “mi piantò”), il coraggio di Einaudi, che pubblicò le sue prime raccolte, i dispetti di una padrona di casa (una fastidiosissima “Zanzara”)… e poi le figlie, gli amori, il manicomio, e ancora l’ultima figlia, bella come un giardino, strappata via da lei come una fosse stata un Verza, da appena nata e poi per tutta la vita e infine ancora oggi, per colpa dei tecnici-esperti delle menti altrui, che non conoscono l’amore di una madre, che non conosco l’Amore e basta.

Tutto questo ci ha detto e molto altro di indicibile (se non si conoscono, come lei conosce, le parole per ri-dirlo), ieri sera, nella frescura del giardino delle dalie, nel parco del Roccolo, Alda Merini.

Incredibile, ma vero, il Roccolo della poesia (una iniziativa encomiabile e coraggiosa di Marcovaldo, a cura di Giovanni Tesio) ha portato nella nostra città la più grande, la più intensa, la più difficile e la più amabile.

Alcune centinaia le persone convenute, arrivate in gran parte da fuori, anche da lontano, per questo straordinario pomeriggio buschese.

Una poetessa da amare
Perché Alda Merini sia facile da amare ce lo ha spiegato, meglio, ce lo ha fatto vedere il suo giovane compagno di spettacolo. Giovanni Nuti, intenso interprete della Maestra, mette in musica e recita cantando le poesie “senza cambiare nemmeno una parola, ritoccare una virgola o un sospiro”. Nasce così  uno spettacolo (già portato in tournée qualche anno fa con Milva) che emoziona tutto d’un fiato. E, come un Rasoio di seta (il titolo), taglia e accarezza.

“Qui – ha detto Nuti - poesia e vita sono una sola cosa” ed una sola persona sembrano, a tratti, i due protagonisti (totalmente diversi per apparenza) quando si danno la mano e recitano e cantano, muti, ad occhi chiusi, sulla musica scritta nella poesia. E quando ballano a piccolo passi (“qualche tempo fa, prima dell’operazione alla gamba, Alda era una ballerina vera”) il dolore lascia posto all’allegria, tutte e due forti, tutte e due Vita.

Così si può tornare a parlare di speranza: “Spero, spero poco, ma spero – confida Merini – che torni da me quella bella figlia mia… caro pubblico fammi sentire che anche tu la pensi come me…”

Ma certo che sì! E l’applauso, alla fine, non basta, vorremmo tutti quanti portarla in braccio dal suo Bel Giardino. 

Speriamo di essercela meritata, Alda Merini al castello del Roccolo.

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