Cellule staminali da cordone ombelicale e parto indolore: due frontiere possibili da raggiungere

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Se n'è discusso in un convegno proposto dal Lions club Busca e valli

Data:

04 Novembre 2008

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Il pubblico che ha assistito al convegno
Il pubblico che ha assistito al convegno
“Cellule staminali da cordone ombelicale e parto indolore” è stato l’argomento dell’incontro organizzato dal Lions Club Busca lo scorso 30 ottobre.  Un pubblico numeroso e partecipe ha affollato la sala convegni del Filatoio di Caraglio. 

L’iniziativa si deve al socio Fabio Moretti, che ha svolto la funzione di moderatore. AErano presenti l’immediato Past Governatore Distrettuale Fausto Vinay e il presidente della I circoscrizione Luciano Drua. All’incontro hanno aderito i Lions Club di Cuneo, con il presidente Giorgio Fossati; Borgo San Dalmazzo Besimauda, con il presidente Giuseppe Ferrero; Carrù e Dogliani, con il segretario Antonio Morra, accompagnati da alcuni soci. L’iniziativa è stata possibile grazie al coordinamento del Delegato di zona Dante Degiovanni. 

I temi sono stati affrontati con Paolo Bassanini, biologo, direttore di “Genico”, che si occupa della conservazione del sangue del cordone ombelicale, con Pierdino Rattazzi, primario del reparto Ostetricia di Cuneo, e Antonio Guelfi, responsabile del reparto, oltre a Antonio Favilla, responsabile del servizio di Ecografia Ostetrica e alle ostetriche Federica Barbero e Barbara Salvestrini.  

Rattazzi ha spiegato come sia stata istituita una rete di centri-nascita, organizzati in modo da fornire assistenza capillare alla futura mamma. Per merito della avvenuta riorganizzazione e dell’efficienza del servizio, la provincia di Cuneo è stata assunta dalla Regione come modello; in particolare l’ospedale di Cuneo è considerato centro di riferimento per gravidanze difficili, la minaccia di aborto, di parto prematuro, di diabete, di rianimazione e terapia intensiva neonatale, di parto in anonimato. 

Da ottobre è possibile il parto in analgesia, il cosiddetto parto indolore, mediante iniezione peridurale. Studi effettuati in tutto il mondo hanno evidenziato come il dolore, oltre tutto ciò che comporta per la madre, metta in circolo sostanze che danneggiano il feto. No al dolore, quindi, ma sì alla contrazione, alla sensibilità alla possibilità di movimento, alla partecipazione attiva. Se da anni è praticato in tutto il mondo, se non vi sono conseguenze sul neonato – anzi - né sull’allattamento o la salute della mamma, perché solo adesso è stata introdotta questa possibilità, e in seguito a pressanti richieste delle donne? Il dott. Rattazzi sostiene che tra le altre cause, il ritardo italiano è dovuto anche all’insufficiente numero dei medici anestesisti, che devono trovarsi in reparto. 

Argomento della serata è stato poi la raccolta, la conservazione e l’utilizzo delle cellule staminali, i “mattoni” delle cellule, numerose e vitali nel sangue del cordone ombelicale. Importantissime nella cura di malattie come leucemia, talassemia, necrosi da infarto, sclerosi multipla, lupus, diabete, linfomi; è in fase di sperimentazione la cura di malattie degenerative come il morbo di Parkinson e Altzheimer. 

Si apre una nuova prospettiva in medicina, ma in Italia sono pochi i centri di ricerca. Eccellenti quello di Candiolo e di Pisa.  Si può anche conservarle per se stessi: agenzie, come la Genico, si incaricano di assistere la coppia dal momento della raccolta, alla conservazione in banche straniere. Sì, perché in Italia non è consentito conservare le proprie staminali, a meno di comprovata e grave malattia familiare. Eppure queste cellule offrono il 100% di compatibilità con il bimbo, 25% con i fratelli, 12,5% con i genitori, mentre nelle banche mondiali le probabilità di trovare cellule compatibili sono 1 su 50mila. 

Sono, quindi, emersi da questo incontro molti elementi di riflessione: come sia preziosa ed etica la donazione del sangue ombelicale, come la ricerca, in Italia, anche in questo campo, sia eccellente ma povera di risorse, come la medicina affronti sempre nuove sfide, tra le quali la difficoltà di ottenere il giusto riconoscimento dalla sanità pubblica, come sia fondamentale il rapporto di fiducia e l’empatia tra medico e paziente.

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