La leggenda di Moira rivive al Castello

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Domenica 11 ottobre alle 16,30 al Roccolo ultimo appuntamento di Flatus vocis

Data:

02 Ottobre 2009

Tempo di lettura:

2 min

Io e il paese, Marc Chagall (1911)
Io e il paese, Marc Chagall (1911)
Una vacca che vola è il personaggio, simbolico ed evocativo come in un dipinto di Chagall, al centro del racconto che sarà rappresentato domenica 11 ottobre alle ore 16,30 al Castello del Roccolo di Busca, dal Teatrino al forno del pane Giorgio Buridan. Lo spettacolo è tratto da un testo del poeta saviglianese Beppe Mariano.

Sarà l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri Flatus vocis, propaggine autunnale della terza edizione de Il Roccolo della poesia.

La partecipazione all’incontro è compresa nel costo del biglietto di ingresso al castello.


La leggenda di Moira

E’ la storia fiabesca d’una vacca che vola e che, aizzata dalla masca del luogo, sfugge al suo pastore, che la rincorre disperato per le vallate del Monviso, fino al mare della Provenza. Ancora oggi pare che il pastore continui a saliscendere errabondo, incapace di ritrovare la strada di casa.
L’autore
La prima stesura de "La leggenda di Mòria" risale al 1972, quando fu pubblicata dall'editore Pino Astegiano. Da allora Beppe Mariano ha continuato a riscriverla sia in italiano sia in piemontese. Solo oggi, forse, il testo ha raggiunto la sua forma definitiva.

L’opera viene letta e rappresentata da quindici anni. nel 1994 anche alle “Giubbe Rosse” a Firenze. E’ stata letta dagli attori Natascia Chiarlo e Valerio Dell'Anna e musicata da Rita Portera.

Dal 2005 è messa in scena dal Teatrino al forno del pane “Giorgio Buridan", con la regia e la lettura interpretativa di Maria Silvia Caffari, con le musiche del “Theatrum Silvae”, formato da Simone Bruno (piva e percussioni) e Mario Cottura (bouzuki, ghironda, flauti, percussioni). Illustrano la storia di Moria i dipinti, acrilici su tavola, di Desy Massa.

“Si trattava d’una storia antichissima – spiega Mariano -, tramandatasi oralmente per secoli finché si era persa alle soglie o dopo la prima guerra mondiale. Nessuno probabilmente l’aveva mai fissata sulla pagina con la scrittura. Ho voluto farlo io, una trentina d’anni fa, seguendo l’esile traccia d’uno studioso. L’ho scritta nel mio stile, in versi, una prima volta nel 1972, e da allora l’ho riscritta più volte sia in versi italiani che piemontesi, ma anche in forma di racconto. È curioso come questa storia, nata all’epoca stanziale della pastorizia, riesca a coniugare due mondi apparentemente antitetici: la montagna e il mare, che rappresentano il proprio mondo conosciuto e la perdizione. Chi lascia la propria terra si perde. Il percorso che il pastore compie inseguendo Mòria, potrebbe essere lo stesso praticato anticamente dai montanari lungo quella che chiamavano la via del sale”.

Castello aperto
Nel mese di ottobre il Castello del Roccolo è aperto tutte le domeniche dalle ore 14,30 alle 19. Per informazioni rivolgersi al numero verde della Regione Piemonte 800-329329.

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