Busca meno virtuosa di Napoli? Dal patto di stabilità, oltre al danno, la beffa

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L'intervento del Sindaco durante il Consiglio comunale

Data:

20 Novembre 2009

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In margine all'approvazione dell'assestamento di Bìlancio, nel corso del Consiglio comunale di ieri sera, il sindaco, Luca Gosso,  ha letto un suo commento alla situazione finanziaria di Comuni come Busca sottoposti al vincolo del patto di stabilità. 

Riportiamo, qui di seguito,  il suo intervento, significativo in relazione anche al nenonato Movimento dei Sindaci del Piemonte, promosso proprio dal Sindaco di Busca e dai suoi colleghi di Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Centallo e ad alcuni mesi di distanza dall'approvazione unanime di un Ordine del giorno in Consiglio comunale contro gli attuali criteri del patto di stabilità.

"Il Comune di Busca anche quest’anno ha rispetto del patto di stabilità. Nel 2008 in Italia il 95 per cento dei comuni lo ha rispettato, naturalmente a scapito degli investimenti e dei servizi ai cittadini. Quest’anno il nostro Comune, in assenza di patto, ma anche senza aumentare l’indebitamento, avrebbe potuto investire oltre 500mila euro, ossia avrebbe potuto praticamente raddoppiare gli investimenti finanziati. 

Ora si apprende che il governo vuole premiare i Comuni che hanno rispettato il patto e presentano parametri di “virtuosismo”. 

I criteri per essere qualificati come “virtuosi” sono l’autonomia finanziaria e una bassa rigidità del bilancio. E’ quanto definito in un decreto ministeriale di ottobre, alla firma dei ministri, per premiare i virtuosi, per ricompensare gli enti amministrati come si deve e per punire gli spreconi. In sostanza i Comuni, che hanno rispettato il patto e che hanno i requisiti di “virtuosità”, contenuti in un elenco allegato al decreto, avranno un margine superiore nella spesa. Tutto bene, dunque? Non proprio. 

Busca, pur avendo rispettato con grandi sacrifici il patto nel 2008, non ha requisiti di virtuosità, perché avendo un bilancio “all’osso” ed avendo operato, negli anni, numerose esternalizzazioni, non rispetta il parametro della “rigidità”. Non ha neppure il requisito dell’autonomia poiché nel 2008 è venuto medoìno l’introito dell’Ici prima casa. Dunque: oltre al danno, la beffa. 

Fin qui però potrebbe essere la sfortuna ad accanirsi con noi. Teniamo presente che alcuni Comuni, anche in provincia di Cuneo, rispettano i famosi parametri, perché nel 2007 non hanno rispettato il patto (ed a fine anno soni anche beneficiati delle sanzioni), quindi nel 2008 hanno avuto maggiori margini!
Tutto diventa ridicolo quando scorrendo l’elenco dei Comuni virtuosi si leggono i nomi di Catania, Palermo e Napoli .
A questo punto è lecito chiedersi se a Roma “ci sono o ci fanno”. Catania è lo stesso Comune dove i fornitori vantano crediti per 170 milioni di euro e cui il governo Berlusconi ha elargito 140 milioni di euro per evitare il fallimento. Palermo è lo stesso Comune che l’anno scorso ha incassato 80 milioni di euro dal governo per evitare di affogare nel pattume.
Complimenti anche al premio per Napoli, che nel 2008 è assurta alla cronaca internazionale per la vergogna della spazzatura e dove i debiti fuori bilancio ammontano a 58 milioni.
E’ ormai chiaro e questi dati dimostrano per l’ennesima volta, come il PATTO DI STABILITA’ è assurdo e va da completamente riscritto. E’ paradossale che sia premiato chi, per stare nei parametri, non ha pagato i fornitori, mettendo in difficoltà le aziende, oppure chi è coperto di debiti.
In Francia, per esempio, i Comuni non devono concorrere al patto, mentre in Spagna sono definiti dei criteri semplici, ad esempio l’indebitamento pro-capite. Sta di fatto che da noi, negli ultimi anni, è diminuita drasticamente l’autonomia finanziaria dei Comuni l’esatto contrario del federalismo fiscale".

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