Un romanzo d’amore messo in musica

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Sabato 2 aprile alle ore 21 nel Teatro Civico di Busca “La bella mugnaia” di Franz Schubert

Data:

28 Marzo 2011

Tempo di lettura:

10 min

Sabato 2 aprile alle ore 21 nel Teatro Civico di Busca 'La bella mugnaia' di Franz Schubert
Sabato 2 aprile alle ore 21 nel Teatro Civico di Busca 'La bella mugnaia' di Franz Schubert


Sabato 2 aprile nel Teatro Civico, per la rassegna internazionale di Concerti “Musicaè”, VII Stagione artistica, la Città di Busca, assessorato alla Cultura, e l’associazione culturale Amici della Musica di Busca presentano lo spettacolo “Un romanzo d’amore messo in musica. Die schone Mullerin (La bella mugnaia)” di Franz Schubert, con Marcello Nardis, tenore, Antonio Tessoni, pianoforte, e Omar Ramero, voce recitante. La serata si svolge con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano.

“Il concerto – spiega Antonello Lerda, presidente dell’associazione organizzatrice – si lega al tema scelto per la prima parte della stagione, che è il canto, in tutte le sue sfumature, solista e corale. Un romanzo d'amore messo in musica, cioè la raccolta di lieder della Bella Molinara di Franz Schubert, con il tenore Marcello Nardis accompagnato dal pianista Antonio Tessoni e la voce recitante del buschese Omar Ramero è un appuntamento molto suggestivo, delicato e romantico. Un chicca, che speriamo risulti gradita al nostro pubblico, ormai esperto ed appassionato”.

La bella mugnaia
E’ un ciclo di venti “Lieder” composti da Franz Schubert nel 1823, sui testi di Wilhelm Müller, poeta romantico minore, che aveva composto un omonimo ciclo di poesie.

Si narra la storia di un giovane mugnaio che lascia la propria casa e, incamminandosi lungo la via indicata dal ruscello, arriva in un altro mulino. La bellezza del posto e l’amore che prova per una giovane e bella mugnaia lo trattiene in quel luogo. Il ragazzo mette in atto una serie di azioni, spinto dai sentimenti che pervadono il suo animo e dal desiderio che questi vengano ricambiati dalla bella mugnaia. Quando finalmente questo avviene spunta inaspettatamente un terzo incomodo, un cacciatore, che conquisterà facilmente il cuore della sua amata. La tristezza per il perduto amore non permetterà al giovane di sopravvivere e il desiderio di morte sarà cantato dallo stesso ruscello.

Il protagonista assoluto dei “Lieder” è il giovane mugnaio; quanto narrato è visto attraverso le sue parole e i suoi sentimenti. Tuttavia l’elemento essenziale della poetica è l’acqua che scorre, parla e canta.


Il programma

Marcello Nardis tenore
Antonio Tessoni pianoforte
Omar Ramero voce recitante

Die schone Mullerin (La bella mugnaia) Un romanzo d’amore messo in musica
Franz Schubert (1797-1828)
La bella mugnaia D 795 op. 25

Il viaggiare; Dove?; Arrivo; Ringraziamento al ruscello; Il curioso; Impazienza; Saluto del mattino; I fiori del mugnaio; Pioggia di lacrime; Mia!; Pausa; Il liuto con il nastro verde; Il cacciatore; Gelosia e fierezza; L’amato colore; Il cattivo colore; Fiori appassiti; Il mugnaio e il ruscello; Ninna nanna del ruscello

Il viaggiare. Il primo Lied riprende il tema del viandante, caro al periodo romantico e in particolare a Schubert. Esprime il piacere di mettersi in cammino verso nuove mete. Il pianoforte evoca l’instancabile e continuo movimento della ruota del mulino, a simboleggiare il peregrinare dell’uomo.
Dove? Mentre il pianoforte evoca il mormorio del ruscello il mugnaio lo interroga per sapere dove lo condurrà.
Arrivo. Il mugnaio, nel suo peregrinare lungo il corso del ruscello, scopre una bella casetta accanto a un mulino e decide di fermarsi. Il canto esprime la felicità del giovane per il luogo che il ruscello gli ha fatto scoprire.
Ringraziamento al ruscello. Il mugnaio che cercava lavoro scorge nella casetta una bella mugnaia. Il suo cuore è felice e il suo innamoramento repentino. Il canto esprime questo stato d’animo.
Sera di festa. Il giovane si chiede se le sue forze sono sufficienti per quel mulino e per conquistare il cuore della ragazza. Quest’ultimadopo essersi intrattenuta con i lavoranti dà a tutti la buona notte e si ritira.
Il curioso. I fiori e le stelle sono interrogati dal ragazzo che vuole conoscere se la bella mugnaia lo ama. Poi si rivolge al ruscello con tutta la soavità di cui è capace, espresso dalla melodia O Bächlein meine Liebe (O ruscello, amore mio), Sag,Bächlein, liebt sie micht (Dimmi, riuscello, lei mi ama?).
Impazienza. Un canto impetuoso e un accompagnamento velocissimo esprimono l’impazienza che il giovane mostra nel voler conquistare il cuore della mugnaia. Vuole il suo cuore e lo vuole per sempre. Viene qui espresso l’ideale di ogni giovane nell’amore imperituro.
Saluto del mattino. Con le parole Guten Morgen, schöne Müllerin ha inizio questo lied pervaso da un’armonia che richiama la freschezza del mattino. La fanciulla viene invitata a farsi vedere e poi richiamata per essere solo apparsa fugacemente.
I fiori del mugnaio. Il giovane raccoglie, sulla sponda del ruscello, dei fiori azzurri come gli occhi della sua bella. Li depone poi sulla finestra affinché non si dimentichi di lui.
Pioggia di lacrime. Finalmente i due ragazzi sono soli sulla sponda del ruscello. Non si comprende se la scena rappresenti la realtà o sia la fantasia a far vedere quello che sente il cuore del giovane. La scena muta. L’acqua del ruscello si increspa, le immagini dei due ragazzi si dissolvono. Il tempo cambia, la pioggia incombe, la ragazza rientra in casa e quella pioggia si trasforma in lacrime.
Mia! Finalmente la mugnaia accetta le attenzioni del giovane che esulta esclamando Mia. Il canto esprime la felicità e la contenuta eccitazione per l’avvenuto incontro. Il ragazzo chiede al ruscello di fermare le sue acque e di non mormorare più; analogamente vuole che anche gli uccelli smettano di cantare. Tutto deve fermarsi per fissare questo felice istante.
Pausa. La felicità del ragazzo gli impedisce di fare qualunque cosa. Appende il liuto alla parete ornandolo con un nastro verde (il colore preferito dalla mugnaia). Solo il vento si posa sulle corde dello strumento ricavandone un flebile suono.
Il liuto con il nastro verde. Il nastro verde (il colore della speranza) del liuto sbiadisce.
Il cacciatore. Inaspettato arriva un cacciatore. Cosa vuole? Non c’è cacciagione per lui in questo luogo. Vada via. Il mugnaio è agitato, teme il rivale. Questa particolare situazione è resa prima con il pianoforte che evoca i suoni della caccia. Il canto è invece fortemente sillabato e nello stesso tempo molto veloce ad indicare lo stato d’animo del giovane timoroso di perdere la sua amata.
Gelosia e fierezza. Keh um (Voltati, Vattene). Con questo grido il mugnaio vorrebbe allontanare il cacciatore che confida al ruscello le sue pene e la paura che il cacciatore gli porti via la sua amata. Però è anche orgoglioso e non vuole che questi suoi timori vengano rivelati alla mugnaia. Chiede così al ruscello di dirle solo che sta intagliando uno zufolo per suonare.
L’amato colore. I timori del giovane si sono purtroppo avverati. La ragazza gli ha preferito il cacciatore. Viene ripreso il tema del colore verde di cui il giovane parla con grande mestizia. Continuerà ad essere il colore da lui amato perché anche lei lo amava. Anch’egli diventerà cacciatore perché a lei piace. La sua preda sarà tuttavia la morte e nella sua tomba sarà presente il verde. Il canto è pieno di malinconia e il pianoforte lo sostiene in modo mirabile. Alla conclusione il canto si trasforma in pianto mentre il pianoforte insiste sulla stessa nota. Questo espediente, che ben esprime angoscia e tristezza, sarà ripreso da Chopin nel Preludio della goccia.
Il cattivo colore. Il colore che finora era amato viene ora duramente detestato. Nell’odio per il colore si cela la disperazione per l’amore perduto e per il voltafaccia dell’amata. Il canto è piuttosto duro ed è un grido di addio. Torna il ritmo della caccia e il disprezzo del mugnaio per il cacciatore.
Fiori appassiti. Una stupenda melodia e un canto accorato. Il mugnaio chiede che i fiori ormai appassiti donatigli dalla mugnaia vengano deposti sulla sua tomba. Quindi immagina che l’amata passi vicino alla sua tomba e pensi che lui le era rimasto fedele. Il canto finisce con un estremo momento di speranza dove le strofe dicono “maggio sta arrivando, l’inverno se ne va”.
Il mugnaio e il ruscello. In questo canto all’interprete vengono fatte cantare parole ora del ruscello ora del mugnaio. Il mugnaio sta morendo e chiede al ruscello di cantargli una ninna nanna. Il ruscello lo rassicura dicendo che in cielo i suoi desideri saranno esauditi e a questi risponde con estrema dolcezza e riconoscenza il mugnaio.
Ninna nanna del ruscello. Una ninna nanna dolcissima chiude il ciclo. Il ruscello augura al mugnaio la buona notte che porta con sé la morte ma anche la fine delle pene del ragazzo.


Gli Interpreti

Marcello Nardis, precocemente avviato alla musica con lo studio del flauto traverso e della composizione, ha proseguito la formazione umanistica laureandosi, con lode, sia in lettere classiche (Università La Sapienza, Roma) che in archeologia cristiana, conseguendo parallelamente i diplomi in pianoforte e canto al Conservatorio Santa Cecilia di Roma e musica vocale da camera in quello di Firenze. Si è perfezionato alla Franz Liszt Hochschule di Weimar (nella classe di Peter Schreier, con cui continua una proficua collaborazione) e al Mozarteum di Salisburgo (con Kurt Widmer).
Ha debuttato come tenore cantando nel 2003 per Papa Giovanni Paolo II in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (Canada). Ha lavorato con artisti di fama internazionale, tra i quali François Bonnet, Daniele Gatti, Eliahu Inbal, Riccardo Muti, Pascal Rambaud, Donato Renzetti, Christophe Rousset, Jordi Savall, Lior Shambadal, Federico M. Sardelli, Pinchas Steinberg, Emmanuel Villaume, ed è ospite regolare del Teatro alla Scala, dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, del Teatro La Fenice di Venezia, dei Teatri San Carlo di Napoli e Massimo di Palermo, del Teatro Arriaga di Bilbao, del Mozarteum di Salisburgo e del New National Theatre di Tokyo. Membro d’onore della International Schubert Society di New York, ha cantato, solo in Italia, più di 50 volte la Winterreise. Ha tenuto concerti con Norman Shetler a Vienna e a Chicago oltre all’incisione integrale dei Lieder di Liszt con Michele Campanella.

Antonio Maria Tessoni compie gli studi musicali presso il Conservatorio di Milano diplomandosi sotto la guida di Bruno Canino. Successivamente segue i corsi di perfezionamento pianistico con Antonio Ballista e Massimo Bertucci e, per quanto riguarda la musica da camera, con Dino Asciolla e con il Trio di Trieste. Per la liederistica ha studiato con Irwin Gage ed Ester De Bros. Sempre presso il Conservatorio di Milano ha frequentato per alcuni anni il corso di composizione con Azio Corghi e il corso di clavicembalo con Emilia Fadini. Parallelamente porta a compimento il corso quinquennale di analisi musicale tenuto da Marco De Natale che gli permette di approfondire la conoscenza dei criteri compositivi dei diversi periodi e stili musicali portandolo a tenere conferenze, seminari e guide all’ascolto. Vince il primo premio in numerosi concorsi nazionali.
È stato assistente al pianoforte del violista Cristoph Schiller docente al Conservatorio di Zurigo, commissario di giuria al Concorso pianistico Camillo Togni di Brescia e alla Rassegna Musicale per giovani esecutori di Rimini. Oltre all’attività solistica ha collaborato, tra gli altri, con il violista Claudio Pavolini e la clavicembalista Emilia Fadini e attualmente svolge attività concertistica con il cornista Danilo Marchello, il pianista Pierluigi Piran, il soprano Silvia Celadin e con il tenore Marcello Nardis. Con il soprano Monica Unterberger si è dedicato con particolare attenzione allo studio e all’esecuzione del Lied tedesco dando concerti in Italia e all’estero. Tiene concerti in duo con Bruno Canino e ha collaborato con lui ad una masterclass dedicata al repertorio solistico. È titolare della cattedra di pianoforte principale dal 1982 e, dal 1989, insegna presso il Conservatorio di Vicenza (dove è stato per quattro anni vicedirettore) prassi esecutiva liederistica e metodologia dell’insegnamento strumentale.

Omar Ramero nasce a Busca nel 1983. Parallelamente al suopercorso di studi universitario (è laureato in comunicazione multimediale e di massa presso l’Università di Torino) si diploma alla Scuola d’arte drammatica Sergio Tofano di Torino, diretta da Mario Brusa.
Tra le sue esperienze teatrali si ricordano: lo spettacolo La farfalla e l’uragano, di Daniela Vassallo, finalista al premio Scenario 2009; Magenta 1859, di Sergio Pierattini, al fianco di attori come Luca Biagini, Omero Antonutti, Paolo Lombardi ed Edoardo Siravo; Non si sa come, di Giulio Graglia, per il Teatro Stabile di Torino. In televisione, oltre ad alcuni piccoli ruoli nella soap Centovetrine, ha lavorato nella fiction Il peccato e la vergogna (Canale5) e nella serie Il bene e il male (Rai1) diretta da Giorgio Serafini.
È coprotagonista del film per il cinema Demon’s twilight – lontano dalla luce, attualmente in fase di postproduzione.
Lavora nel campo del doppiaggio e ha preso parte alla presentazione, presso l’Unione Industriale di Torino, di diversi libri di autori, tra i quali Clive Cussler, Ildefonso Falcones e Giuseppe Ayala. È presidente dell’Associazione Culturale “Mangiatori di nuvole” per la quale ha diretto alcuni spettacoli, tra cui quello per ragazzi In viaggio per il paese di Fantasia e Il triangolo del delitto, rappresentati entrambi anche a Busca nella scorsa stagione.

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