Tagli al sociale, gli amministratori locali delusi a Torino

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Dopo la grande manifestazione pochi spiragli per limitare i danni agli anziani ed ai disabili

Data:

14 Settembre 2011

Tempo di lettura:

3 min

La  buschese Alessandra Boccardo, presidente del Consorzio valli Garna e Maira,  e il consigliere comunale Ezio Donadio ieri a Torino per la manifestazione di fronte al palazzo della Regione
La buschese Alessandra Boccardo, presidente del Consorzio valli Garna e Maira, e il consigliere comunale Ezio Donadio ieri a Torino per la manifestazione di fronte al palazzo della Regione

La manifestazione era nata per iniziativa degli enti gestori dei servizi socio-assistenziali del Piemonte, ma ieri pomeriggio a Torino erano in molti di più, almeno tremila persone: in prima fila i sindaci, che di quegli enti sono gli emanatori, poi le associazioni di volontariato, le cooperative sociali, famiglie e singoli cittadini per una “sacrosanta protesta e per dare voce a chi non ce l’ha” ha detto Luca Gosso, sindaco di Busca, nel suo intervento in piazza Castello.

Deludente la risposta della Regione: mentre i manifestanti si attendevano di incontrare il governatore Roberto Cota, la delegazione è stata ricevuta dall’assessore al Enti locali, Elena Maccanti, che ha annunciato generici nuovi criteri per assegnazione fondi a gestione associata con una “premialità per il sociale” e un tavolo Regione-Autonomie locali.

Troppo poco, quando i fondi statali al sociale in realtà sono scesi a livello nazionale dai di 2 miliardi e 586 milioni del 2008 ai 538 milioni nel 2011: un riduzione senza pari in nessuna altro settore. Un taglio fuori da ogni misura.

“La nostra protesta ha voluto altresì evidenziare –spiega Gosso, che è anche il portavoce del Movimento dei Sindaci - come la suddivisione dei fondi 2011 a livello regionale abbia eccessivamente penalizzato le zone marginali piemontesi rispetto alla città di Torino. A questo riguardo il Movimento ha espresso il proprio dissenso nei confronti dell’ANCI, che invece aveva sottoscritto la proposta”.

Dopo la riduzione dell’80% dei trasferimenti statali, lo scorso agosto, con i bilanci degli enti gestori già approvati, la Giunta regionale ha votato una delibera che prevede un’ulteriore sforbiciata di 12 milioni di euro, dei quali 1,8 milioni per la provincia di Cuneo, mentre per il 2012 s’ipotizza, sempre per la Granda un altro taglio di altri 5 milioni di euro. (I tagli disposti ad agosto dalla Regione agli enti cuneesi sono di 659 mila euro al Consorzio Monviso Solidale, 407 mila al Consorzio del Cuneese, 307 mila al Consorzio di Alba, 220 mila a quello di Mondovì, 115 mila al Consorzio di Bra e 74 mila al Consorzio valli Grana e Maira).

Stando così le cose, rischiano di essere o molto limitati o addirittura eliminati servizi come l’integrazione delle rette per anziani parzialmente autosufficienti, l’assistenza economica alle famiglie, i servizi per disabili e minori, come i centri diurni e il doposcuola, le prestazioni territoriali, gli inserimenti lavorati.

Tutto ciò – hanno detto i manifestanti - è tanto più grave in quanto non solo colpisce le fasce più deboli, ma anche perché queste misure arrivano in un momento di crisi economica come l’attuale, quando la società civile è quanto mai debole”.

Come conseguenza collaterale, ma non meno grave, si presenta, inoltre, la possibile perdita di lavoro per i dipendenti delle cooperative sociali che prestano servizio presso gli enti gestori: un indotto che nella sola provincia di Cuneo è pari a diverse centinaia di impiegati.

Sia chiaro – hanno precisato tutti i partecipanti alla protesta - che le categorie assistite dagli enti non vogliono la carità, ma rivendicano un loro diritto”.

Condividiamo le preoccupazioni degli Enti Locali – è scritto nel comunicato della Regione diffuso dopo la manifestazione – perché i bisogni delle fasce deboli aumentano, ma certo dovremo avere il coraggio di proporre soluzioni condivise e innovative, non più basate solo ed esclusivamente sulla spesa storica. Su questo c’è il massimo impegno e la massima disponibilità della Giunta”.

Parole considerate troppo generiche che invitano a proseguire la protesta.

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