Tagli ai Comuni: aperto un tavolo di confronto con i rappresentanti del Governo

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Dopo la manifestazione dei Sindaci venerdì scorso a Pian del Re durante il rito dell’ampolla

Data:

19 Settembre 2011

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Il sindaco Luca Gosso a Pian del Re durante la manifestazione di venerdì scorso
Il sindaco Luca Gosso a Pian del Re durante la manifestazione di venerdì scorso

Nonostante siano stati salutati in mattinata al Pian del Re dal leader della Lega Nord e ministro delle Riforme Umberto Bossi con il gesto delle corna, i sindaci del Movimento del Piemonte, saliti numerosi venderì  mattina scorso, 16 settembre, alle sorgenti del Po, pacificamente schierati con la fascia tricolore, in forma istituzionale, sono poi stati ricevuti, nel pomeriggio, dal sottosegretario leghista agli Interni con delega agli enti locali, Michelino Davico, in prefettura a Cuneo. 

Il sindaco di Busca, Luca Gosso, portavoce del Movimento dei Sindaci, è stato fra i principali promotori della giornata, insieme con i sindaci di Cuneo, Alberto Valmaggia, e di Borgo San Dalmazzo, Pierpaolo Varrone.

I rappresentanti del Movimento hanno illustrato al sottosegretario un documento con l’elenco delle loro richieste e delle loro proposte: in primo luogo la modifica immediata del comma 16 della finanziaria, che di fatto sopprime i Comuni con meno di 1000 abitanti e la modifiche del patto di stabilità ai Comuni con più di 5000 abitanti.

Davico ha concluso il confronto, durato un paio d’ore, con l’impegno di rivedersi allo stesso tavolo lunedì 26 settembre prossimo per discutere i dettagli dell’ultima manovra di governo alla presenza anche dei tecnici ministeriali. 

“Sono soddisfatto – ha detto Gosso - della conclusione dell’incontro avuto con il rappresentante del governo. Ottenere un tavolo di confronto tecnico per entrare nei dettagli di provvedimenti che non comprendiamo è per noi un successo. Ma la riuscita delle tante manifestazioni promosse dagli enti locali in città grandi e in provincia, che si susseguono in questo mese di settembre dopo l’approvazione della seconda (o terza o quarta?) manovra e il successo anche di quella odierna in realtà è una sconfitta per tutti. Infatti noi sindaci non dovremmo perdere del tempo ad organizzare manifestazioni, dovremmo essere nei nostri municipi ad amministrare e a cercare di far ripartire gli investimenti e con essi l’economia. Nonostante ciò, dopo l’incontro in prefettura, possiamo dirci un po’ più ottimisti per aver finalmente ottenuto il confronto”.

Il Sindaci hanno espresso il loro dubbi circa la reale portata del risparmio sulle spese dello Stato derivante dalla soppressione di piccoli comuni, che, specialmente in un territorio montano come quello piemontese, svolgono un ruolo insostituibile di salvaguardia del territorio ed a costo irrisorio, con prestazioni da parte degli amministratori locali pari ad un vero volontariato civile. Per dare loro risposte puntuali, con dati certi, dicendosi disponibile al confronto, Davico ha quindi proposto il prossimo incontro.

Gli altri punti presentati nel documento dei Sindaci sono l’autorizzazione ai Comuni con più di 5000 abitanti all’utilizzo degli avanzi di amministrazione per investimenti; l’azzeramento dei tagli ai trasferimenti a tutti i Comuni e loro trasferimento ad altri settori dello Stato; l’abolizione dei contributi straordinari ai Comuni poco virtuosi (Roma, Catania, Palermo…). Il Movimento propone di far ripartire il percorso parlamentare del Codice delle autonomie, fermo inspiegabilmente da mesi, ed istituire un tavolo di lavoro regionale per concertare le riforme attuabili e possibili e studiare la nuova architettura dello Stato in modo concordato con le associazioni degli enti locali; di accelerare il percorso di gestione associata di funzioni e servizi per i Comuni con meno di 3000 abitanti, già previsto dalla legge; di valorizzare le Unioni dei Comuni già esistenti, delle Comunità montane e delle Comunità collinari per associare servizi e funzioni.

“Non siamo dei ‘guastatori’ –hanno detto i sindaci – non sposiamo delle cause politiche, comprendiamo la situazione di grave crisi e non ci chiamiamo fuori, ma i Comuni hanno già dato troppo”. 

In precedenza, alle sorgenti del Po, i manifestanti avevano proclamato le loro osservazioni: “La metà dei duemila Comuni con meno di mille abitanti che la finanziaria vuole far sparire si trova in Piemonte e Lombardia. Che significato ha il rito di oggi per un partito ormai saldamente insediato a Roma che non ha più il contatto con i suoi elettori e con i suoi amministratori locali?”.

“Naturalmente – ribadivano - noi diciamo che bisogna andare a prendere i soldi che mancano altrove: principalmente dagli sprechi, dai costi della politica, dall’evasione fiscale. Invece il governo scarica tutto sui comuni, che sono gli unici enti pubblici che negli ultimi anni hanno complessivamente sanato il loro bilancio registrando addirittura degli avanzi, fagocitati dallo Stato”.

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