La strage di Ceretto, un carneficina da non dimenticare

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Celebrato il 68° anniversario

Data:

09 Gennaio 2012

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La deposizione della corona d'alloro alla lapide commemorativa del Caduti
La deposizione della corona d'alloro alla lapide commemorativa del Caduti

E' stato ricordato ieri, con una commossa e parteciapata funzione civile e religiosa, il 68° anniversario dell’eccidio di Cerettto, per cui, nel 2006,  i Comuni di Costigliole Saluzzo e Busca ricevettero la medaglia d’argento al merito civile.

L'onore ai caduti è stato reso  oltre che dai  sidanci di Busca, Luca Gosso, e di Costigliole, Milva Rinaudo, da numerosi sindaci del circondario e delle città che ebbero martiti in quella strage  e l’orazione ufficiale è stata tenuta dall’assessore comunale di Oriolo Calabro, Diego Agostino, in memoria delle vittime dei due suoi concittadini calabresi morti nell’eccidio (i fratelli Caruso). I ragazzi di 3ª elementare dell'Istituto comprensivo di Costigliole hanno letto riflessioni sulla libertà di Piero Calamandrei, fondatore del Partito d'Azione e autore tra l'altro della famosa epigrafe "Lo avrai, camerata Kesselring...", dedicata a Duccio Galimberti, il cui testo venne posto sotto una lapide ad ignominia del generale a capo delle forze armate tedesche in Italia posta dal comune di Cuneo e in prossimità di altri luoghi storici delle seconda guerra mondiale in Italia.

Il 5 gennaio 1944 alle 10 del mattino due colonne di nazifascisti accerchiarono la frazione di Ceretto, che si trova al confine fra i due comuni, saccheggiarono 27 cascine, che poi diedero alle fiamme, e trucidarono 27 civili: 17 di Costigliole Saluzzo, 6 di Busca, uno di Cuneo, uno di Villafalletto e i due fratelli calabresi,  militari rifugiati qui dopo lo sbandamento. 

Una lapide posta a fianco della chiesa di Ceretto riporta i  nomi delle vittime.

Lo avrai, camerata Kesselring...
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

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