Santo Stefano: un sito per archeologi

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Interessante ritrovamento sotto il pavimento della cappella

Data:

08 Agosto 2006

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Gli affreschi dei Biazaci all'interno della cappella di Santo Stefano
Gli affreschi dei Biazaci all'interno della cappella di Santo Stefano
Sin dal 1989 i restauri del ciclo pittorico dei Biazaci di Santo Stefano - una delle prime parrocchie altomedioevaIi di Busca - avevano portato alla luce una struttura del tutto ignota perché nascosta sotto lo scialbo: la facciatina di un sacello, una piccola edicola o un pilone, inglobato nella cappella stessa. L’edicoletta conserva anche lacerti di pittura riferibili, come disse il prof. Perotti, a epoca precedente quello degli affreschi dei Biazaci. Si tratta dunque di una struttura preesistente la cappella. Della novità si era già parlato nel corso delle serate che l’assessorato comuanale alla Cultura aveva organizzato nello scorso mese di marzo. Busca è, infatti, una città ad alto interesse archeologico, non solo per quanto riguarda i territori precollinari e collinari, già esplorati negli anni ’50-’60, ma soprattutto per quanto resta ancora inesplorato, cioè il sito di Santo Stefano, il Castellaccio, dove i romani di Augusto, nel sec. I, conquistato il territorio, avrebbero creato le strutture difensive: la torre e, nei secoli successivi, il Castrum (le mura). La cappella di Santo Stefano è stata costruita, nella sua forma originale, al tempo della prima cristianizzazione del territorio, con la costituzione del villaggio collinare, cioè tra il V e X secolo ed ebbe successive trasformazioni nel 1700. L’edificio dovette inglobare l’edicoletta preesistente la cappella con un’operazione che potrebbe aver determinato, l’asimmetria cuspidale dell’interno, da sempre incomprensibile. Si può ipotizzare che la costruzione dell’edicola risalga al tempo dell’esaugurazione del territorio (vedi Don F. Fino in “Busca Il cammino di una comunità” a p.77). quando cioè l’editto imperiale di Valentiniano III del 435, facendo seguito alle disposizioni di Onorio del 399, impose l’abbattimento di tutti gli edifici di culto pagano esistenti e l’innalzamento sostitutivo di edicole o chiese cristiane a scopo purificatorio. Il pilone dunque potrebbe essere espressione della più antica presenza cristiana a Busca. Essendo quello del Castellaccio un sito romano, è molto probabile che vi fosse anche una struttura di culto pagano che, in seguito alle disposizioni imperiali, sia stata distrutta e sostituita con la piccola edicola cristiana inglobata poi nella successiva cappella. Una recente indagine effettuata dal Comune per valutare la consistenza del terreno sotto la pavimentazione della cappella, in vista di un rifacimento, ha rivelato un elemento che sarebbe interessante valutare: intorno all’edicola appare una collocazione di grosse pietre sovrapposte, come un rialzamento dell’edicola stessa al di sopra del normale livello di calpestio. L’ipotesi è tutta da verificare, ma la scoperta ha suscitato molto interesse in Soprintendenza che guarda a Busca con simpatia ed ha promesso un sopralluogo. La zona dei ruderi del Castellaccio (il nome si riferisce alla successiva costruzione marchionale) è ancora tutta da esplorare, le prospettive di studio sono interessantissime. Nuove sorprese riserva il sito, così la nostra bella cappella di Santo Stefano: nuove sorprese e nuove fonti di conoscenza e di valorizzazione per la nostra città. Mirella Lovisolo

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