Ospitalità temporanea: Smile, un sorriso per Cernobyl, fa conoscere la sua posizione

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In margine ad un episodio di cronaca

Data:

19 Settembre 2006

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Alcune considerazioni in merito al caso di Maria, una minorenne bielorussa trattenuta e nascosta dalla famiglia Giusto-Bonacin di Cogoleto (Genova) che l'aveva avuta in accoglienza temporanea per tre anni consecutivi tramite le associazioni FORUM e PUER e che ora, nonostante le ingiunzioni delle istituzioni ne impedisce il rimpatrio, sono state diffuse con un comunicato ufficiale dall'assocaizione "Smile, un sorriso per Crenobyl" che da quest'anno ha attivato anche un gruppo a Busca, dove i primi soggiorni estivi si sono conclusi non molti giorni fa. Ecco il comunicato. Questa non è una vicenda personale ma un grave fatto che coinvolge tutto il mondo del volontariato delle accoglienze. I media italiani, con estrema superficialità hanno trattato questo caso in modo strumentale e contorto omettendo di far emergere quella che è di fatto una realtà, fatta di sotterfugi escamotages e scorciatoie per arrivare all'adozione di minori stranieri, cittadini di uno Stato sovrano che da tempo si è ribellato al modus operandi di alcune organizzazioni che usano i programmi di accoglienza temporanea a scopo di risanamento psicofisico dei minori per trasformarli in percorsi di adozione facili a volte pianificati con il supporto dei dirigenti delle associazioni stesse. Come non ricordare il caso della single calabrese che l'anno scorso è apparsa in tutti i programmi televisivi con l'intenzione di trattenersi il bimbo bielorusso ospitato. E quanti altri casi analoghi di coppie che dopo aver accolto in casa propria un orfano per un mese, lo trattengono denunciando l'abbandono del minore nel paese d'origine appellandosi alla carta dei diritti dell'infazia per effetti della quale, legge e giudici italiani non possono che concedere loro l'adozione. La coppia ligure in questi giorni è stata quasi santificata dai media. I due coniugi sono stati presentati come santi salvatori della vita della ragazza strappata alle violenze di uno Stato che non si preoccupa dei propri figli. Si possono fare tante critiche alla Bielorussia ma non quella di disinteressarsi dei minori residenti in strutture che là chiamano internati i cui residenti sono minorenni ai cui genitori è stata tolta la patria potestà magari per ingerenza, piccoli o grandi reati o alcolismo. Lo stato bielorusso li sistema in queste strutture e garantisce loro vitto, alloggio, istruzione professionale e un posto di lavoro sicuro quando diventerano adulti. Il lato negativo sta nelle strutture che non sono certamente dei college svizzeri, i direttori degli istituti talvolta sono corrotti e si approfittano spesso degli aiuti umanitari che piovono incessantemente dalle associazioni italiane e straniere le quali, fanno a gara per accaparrarsi i bambini da affidare all'ospitalità delle loro famiglie associate. Purtroppo non si può escludere che all'interno di qualcuno delle centinaia di istituti possano verificarsi casi di violenza, la stessa violenza che potrebbe verificarsi in un istituto in Italia o in qualsiasi altro stato, con la differenza che in Belarus con la legge non si scherza, e i reati di un certo tipo sono perseguiti con determinazione e rigidità tali da far passare la voglia a chi solo viene sfiorato dal pensiero. Riguardo al caso della ragazza ospitata a Cogoleto, vale la pena sottolineare che sia i tecnici italiani incaricati dell'indagine sia gli inquirenti e psicologi bielorussi giunti nei giorni scorsi in Italia, non hanno appurato riscontri oggettivi della violenza fisica che avrebbe subito Maria, come dichiarato dalla famiglia ospitante. Ciò nonostante, l'Ambasciatore bielorusso oltre a confermare l'avvio di una approfondita inchiesta ha dichiarato ampia apertura collaborativa e disponibilità affinchè la minore venga seguita da uno staff medico bielorusso-italiano e successivamente al suo rimpatrio la possibilità che continui ad essere seguita dalla famiglia genovese. Ma allora perchè questo ennesimo rifiuto a riconsegnare la ragazza, ancora occultata chissà dove? Di fatto un articolo di legge entrato in vigore alcuni mesi fa, trasferisce temporaneamente agli accompagnatori adulti bielorussi la tutela dei minori soggiornanti all'estero. Questo in pratica, impedisce che come accaduto in passato, qualche famiglia italiana al termine del programma di accoglienza, ne dichiari lo stato di abbandono e chieda al tribunale italiano l'affidamento del minore (alcuni giudici nei mesi scorsi hanno cassato istanze simili - n.d.r.). Il parere della maggioranza degli addetti ai lavori converge sul presentimento di un premeditato sistema adottato dalla famiglia ligure per raggirare norme legislative bielorusse e internazionali e rivendicare il diritto di trattenere comunque in Italia la ragazza. In questi giorni ci siamo confrontati con i presidenti e dirigenti di decine di altre associazioni che fanno parte della Federazione nazionale AVIB. Tutti noi siamo molto preoccupati da questa faccenda che rischia di compromettere seriamente i programmi di accoglienza solidaristica presenti e futuri, ma soprattutto la credibilità dell'Italia intera, la nazione che da decenni, ogni anno accoglie circa ventimila minori bielorussi nel periodo estivo. Da tempo siamo a conoscenza di casi in cui, alcune associazioni e/o famiglie usano i progetti di accoglienza temporanea di minori stranieri provenienti da istituto, per giungere all'adozione di bambini "scelti" attraverso i canali dell'ospitalità a scopi solidaristici. "Scelti" perchè il sistema, attraverso la semplice compilazione di un modulo di richiesta, consente a chiunque, coppie, donne singles o famiglie, di ospitare un bambino con una delle 140 associazioni operanti in Italia. Talvolta chi ospita è una delle tante coppie desiderose di adottare un bimbo ma dissuase dal complicato iter previsto dalla legge. Alcune di loro, attratte da un'allettante proposta di coccolarsi "in prova" un piccolo bielorusso per un mese, con poche centinaia di euro aderiscono ai programmi scegliendone sesso ed età. Ma che succede se il piccolo ospite, prelevato da un orfanotrofio di Minsk, dopo un mese di permanenza non si rivela consono alle loro aspettative? Che succede se il piccolo Andrei, ospitato in estate, è troppo grasso o troppo magro, se ha un carattere difficile o è iperattivo, comunque troppo complicato da gestire? Nessun problema. A Natale lo si lascia a casa e se ne ospita un altro e poi magari un altro ancora finchè non si trova il figlio ad ottivo ideale che risponde ai requisiti prefissati. Non vogliamo assolutamente censurare l'adozione anzi, personalmente la itengo un grandissimo atto d'amore e di estrema umanità un gesto che può dare vita ad una coppia e dignità e amore ad un piccolo sfortunato. Quello che contesto categoricamente è questo tipo di metodo. Le leggi internazionali per consentire l'adozione di un minore, impongono un selettivo percorso con l'obiettivo di tutelare l'incolumità psicologica dei bambini, un valore che in casi come questi viene calpestato, in quanto, alcuni di loro vengono prima illusi e poi "esclusi" e forse non avranno mai più l'opportunità di trovare una famiglia vera. Se le famiglie ospitanti non vengono selezionate correttamente e preparate psicologicamente, ci dichiariamo contrari all'ospitalità dei minori orfani, a meno che, questi vengano accolti in strutture e non più affidati in famiglia, con l'illusione/speranza di trovare in Italia nuovi genitori. E' necessario trovare gli strumenti normativi per impedire il perpetrarsi di situazioni come quella di Cogoleto che sotto l'effetto mediatico può trovare emuli riproducibili come virus, distruggendo l'operato di decine di associazioni che con serietà ed etica solidaristica promuovono l'ospitalità di minori stranieri. Invitiamo i nostri legislatori ad intervenire velocemente per trovare accordi bilaterali con il Governo bielorusso per tutelare le decine di migliaia di bambini stranieri che ogni anno giungono in Italia nel periodo estivo. Invece di organizzare fiaccolate di solidarietà a sostegno della famiglia ligure, impediamole di distruggere anni e anni di lavoro diplomatico e organizzativo, un lavoro impegnativo che consente di aiutare i bambini bielorussi attraverso l'accoglienza, il sostegno ed i progetti di cooperazione decentrata. Davide Barazzotto presidente Associazione SMILE Sede nazionale: Vigliano 13856 BIELLA - ITALY Tel. 015.811811 Fax 015.8123153 mailto:smile@chernobyl.it

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