Tornare all’Eremo per far apprezzare alle nuove generazioni di buschesi e di turisti l’incantevole complesso che dalla collina di Busca domina la piana cuneese e guarda al Monviso da una prospettiva unica: questo desiderio ha portato il Comune ad organizzare un primo itinerario al quale ha voluto dare il nome dei Grimaldi di Busca, antichi possessori del luogo.
E’ un progetto che sta particolarmente a cuore al sindaco, Luca Gosso, il quale ha messo in pista l’organizzazione cittadina dedicata al settore, Busca Eventi.
Il programma di quest’anno, che è una “punto di partenza”, come ha precisato Gosso, è stato presentato venerdì scorso nella sala della Telemachia, dipinta nell’800 dal Gonin, con la partecipazione del presidente dell’Atl Cuneese, Gianni Vercellotti, del vice-direttore Bruno Lubati, del presidente dell’associazione Busca Eventi, Gianpiero Marino, di don Rino della Parrocchia Pietro e Paolo di Carmagnola, proprietaria odierna del complesso, curatore del sito dal 1973 e dai volontari Riccardo Sandrone e Vincenzo Inglese che lo aiutano nella gestione.
Erano anche presenti il vice-sindaco Marco Gallo, l’assessore alle Manifestazioni Gian Franco Ferrero, i consiglieri comunali Beatrice Sartore, Diego Bressi e Ezio Donadio, i volontari della Protezione civile comunale, che insieme all'associazione Ambiente padano ed al Comune, hanno ripristinato i sentieri boschivi attorno all’Eremo e tengono pulita la strada principale.
L’antico convento è ora casa di vacanza per privati e per campi estivi dei ragazzi di Carmagnola. Il suo giardino, che vanta un plurisecolare cedro del Libano, è sempre aperto ai visitatori.
“Si viene qui – è stato detto durante la presentazione – per respirare aria buona, ma non soltanto: per godere della storia che qui si respira e della pace e della qualità che fa del cucuzzolo di una collina un eremo, il luogo prediletto per meditare, ma anche per riposarsi davvero e apprezare appieno l’antico concetto della ‘villeggiatura’ ”.
Per movimentare leggermente, e senza troppo disturbare, la quiete che fa diventare questo luogo subito un posto d’elezione per chi viene a conoscerlo, è stato pensato un programma di appuntamenti fatto di pranzi all’aperto, di musica e di rappresentazioni poetico-artistiche.
"Cominciamo, così - incinta l'assessore Ferrero - con il piccolo passo del programma per quest'estate. Poi, crediamoci. In primo luogo noi buschesi, che dobbiamo essere covinti delle nostre risorse e delle nostre capacità. Il resto verrà".
L’invito è aperto a tutti: saliamo al “Belmonte” per un godimento antico e nuovo.
"Includere l’Eremo di Busca - ha detto il presidente dell'Atl Vercellotti - fra i siti da valorizzare del Cuneese è logico, non soltanto per rendere omaggio ai recenti restauri dei pregiati dipinti del Gonin ed al suo parco, che ospita alberi secolari, ma anche perchè Busca tutta, con i suoi affreschi quattroceteschi dei Biazaci, con le sue chiese barocche, con i pregi paesaggistici della sua collina, deve essere un punto di riferimento lungo il percorso segnalato che unisce le Alpi Marittine alle Cozie, la nostra bella provincia alla Francia ed al mondo".
Eremo: tel. 0171 945414 - 011 9723171
Ufficio turistico (Busca Eventi): tel. 0171-946084
Eventi 2013
Domenica 9 giugno
Passeggiata enogastronomica
Eremo in musica
a cura dei ragazzi delle scuole medie “Carducci” di Busca ad indirizzo musicale e del civico istituto di Busca “Antonio Vivaldi”
Balli occitani con i Lou Serpent
Domenica 7 luglio
“Storia e storie: l'Eremo e i suoi protagonisti"
animazione a cura dell’associazione Mangiatori di nuvole
Visite guidate
Sabato 20 luglio
Ore 21 Concerto della Corale Valle Maira
Domenica 4 agosto
Spettacolo musicale in costumi d'epoca con il Gruppo cantastorie “Gli Allegri Sognatori”
Settembre/ottobre
Mostra delle opere di Stanislao Grimaldi del Poggetto
Il progetto
Il complesso architettonico ebbe origine nel Milleduecento con la costruzione della cappella della Madonna e della certosa femminile di Santa Maria di Belmonte che, nel XV secolo, passò all’ordine delle suore domenicane di Alba.
Passato di mano più e più volte, ed infine, ora, appartenente alla Parrocchia di Carmagnola (Torino), il luogo è stato nel tempo meta prediletta non soltanto dei buschesi ma anche di un pubblico più vasto.
Ora la Città, che lo ha sempre sentito suo, ma non ne è mai stata proprietaria, ha dato vita al progetto di valorizzazione, dal titolo “Sulle strade di Grimaldi di Busca”, dalla casata che fu proprietaria del sito dal 1801 al 1952, poiché il patrimonio dell’Eremo, che fa pienamente parte delle attrattive di Busca, merita di essere riportato all’attenzione dell’offerta provinciale e regionale, all’interno di percorsi non soltanto artistici e naturalistici, ciascuno con la propria ragione d’essere, ma anche nel recente filone del turismo “meditativo”.
A questo è stato siglato un accordo con la Parrocchia Santissimi Pietro e Paolo di Carmagnola, proprietaria dell’ex convento.
“Con la massima condivisione degli scopi - spiega il sindaco Gosso - nello scorso marzo, è stato siglato un protocollo d’intesa con la Parrocchia tramite l’associazione Busca Eventi, alla quale il Comune ha già delegato la promozione delle attività turistiche e culturali in alcuni siti cittadini, come Casa Francotto, Teatro Civico e Palazzo San Martino. In questo primo anno abbiamo stilato un calendario di eventi che per forza deve tenere in conto la ristrettezza delle risorse a disposizione. Abbiamo inserito l’Eremo all’interno di iniziative già collaudate, come la Giornata dell’Ambiente e la Passeggiata enogastronomica Sulle terre dei Lancia. Abbiamo poi programmato alcuni altri eventi con spettacoli, realizzati anche con l’apporto di associazioni culturali locali”.
La storia
La prima testimonianza scritta risale al resoconto della visita apostolica del 1584: “Sorgeva in altomonte una cappella della Madonna detta Belmonte, unita cuidam monasterio”: era, questo, il monastero delle religiose di Alba, fondato dalla beata Margherita di Savoia (1418). Chiesetta, monastero e territorio circostante furono poi ceduti ai frati Camaldolesi nel 1614 per 560 scudi romani.
I Camaldolesi
Fondati come diramazione dell’ordine Benedettino nel 1012 da San Romualdo, monaco benedettino ed eremita, i Camaldolesi sono nati nel Sacro Eremo e Monastero di Camaldoli.
Questa realtà monastica affonda le sue radici tanto nell’antica tradizione dell’Oriente cristiano, quanto in quella dell’Occidente che si riconosce in San Benedetto. Essa coniuga la dimensione comunitaria e quella solitaria della vita del monaco, espresse rispettivamente nel Monastero e nell’Eremo, che formano una sola comunità.
Il primo a divulgare in Piemonte la riforma romualdiana fu un diretto discepolo di San Romualdo: San Giovanni Vincenzo Morosini, veneziano. Costui verso il 987 nella valle di Susa, si costruì sul monte Caprasio una cella, e per opera sua sorse la sacra di San Michele. Un ruolo molto importante ebbe il Beato Alessandro dei Marchesi di Ceva, nel 1596 priore di quest’ultimo monastero, costruì un eremo sulle colline di Superga nel 1601 che dedicò a San Salvatore; si aggiunsero poi quello di Pecetto (1604), di Busca (1614), di Lanzo (1661). Vennero inviati due monaci a fondare l’Eremo di Busca: don Onofrio Cerruto da Vercelli e don Giuseppe Molinato da Reano (Torino).
Dopo la costruzione delle abitazioni dei monaci, s’innalzò nel 1656 la chiesa, che fu decorata con alabastro di Busca, scoperto in quel proprio in quel tempo nei dintorni, e decorata con dipinti del Dalamano e stucchi del Beltramelli.
Vita da monaci
Ogni monaco abitava una casuccia isolata, chiamata cella, divisa in cinque stanze: una serviva da cappella privata e vi si poteva celebrare la Messa; un’altra era lo studio; una terza serviva da officina e laboratorio; la quarta era la stanza da letto e la quinta il era la “cucina”.
La porta della cella si apriva sotto un portico collocato per lo più verso mezzogiorno, il quale serviva al monaco per godere il tepore del sole e per respirare aria libera. Le vivande si introducevano per un’apertura nel muro anteriore.
Ogni cella aveva ancora un recipiente per l’acqua piovana ed un orticello, che il monaco coltivava a fiori ed a legumi.
Se ne può visitare ancor oggi una, nei pressi del campo da bocce.
Il grande cedro
Si presume che ”al periodo camaldolese” risalga l’impiantamento nel cortile interno del cedro Cedrus Atlantica, poichè era usanza di questo ordine abbellire i conventi con questo albero, perciò quel cedro dovrebbe avere circa 400 anni ed ha un’altezza da terra di 30 metri circa, un diametro tronco a petto d’uomo 1,6 metri circa ed un diametro di copertura a terra della chioma di circa 30 metri.
La soppressione di Napoleone
Nel 1801 gli eremiti erano 10. Il patrimonio dell’Eremo era stato valutato in 299.000 franchi: questo il prezzo pagato dai Grimaldi di Monaco allo Stato di Napoleone per divenirne proprietari.
Gli affreschi del Gonin
A loro è dovuta la configurazione attuale della struttura e l’abbellimento con gli affreschi, soprattutto di Francesco Gonin (1880) del refettorio, con gli stemmi dei casati e con la leggenda di Telemaco, figlio di Ulisse, e della Galleria dei quadri con la Battaglia del Risorgimento.
Il Gonin ha inoltre affrescato una grande camera al piano secondo. Attiguo al refettorio c’è il salone delle “quattro stagioni” mirabilmente affrescato dal Grossi nel 1818.
La proprietà, in seguito a eredità, finì ad un ramo collaterale dei Grimaldi. L’ultima proprietaria fu la marchesa Scati Nemours, dama di palazzo di S. M. la Regina d’Italia. Ma, a causa della morte della figlia in un incidente, la marchesa rinunciò all’Eremo, e nel 1946 lo cedette ad un intermediario immobiliare di Levaldigi, Andrea Rabbia. Questi, nel 1952, ne fece donazione alla Parrocchia di Carmagnola. L’accettazione della donazione (al valore di sei milioni e mezzo di lire) è avvenuta esattamente il 3 marzo 1953. La chiesa fu gravemente danneggiata dai cannoneggiamenti durante la seconda guerra mondiale ed è rimasta soltanto la sacrestia ed un residuo di cappella, chiamata “dell’Eremita”, con un pregevole affresco ovale raffigurante un monaco (forse san Romualdo stesso, fondatore dei Camaldolesi) in preghiera davanti alla Madonna di Belmonte.
Secondo alcuni esisteva un cunicolo, successivamente franato e poi chiuso, che metteva in comunicazione l’Eremo con la città di Busca. All’imbocco di tale presunto cunicolo sono stati rinvenuti, parecchi resti umani, probabili resti dei monaci.
I restauri
Nell’estate 2007 è stata sistemata l’antica sacrestia della chiesa abbaziale, ora adibita a museo storico fotografico dell’Eremo di Busca.
Nella primavera del 2008 sono stati eseguiti i restauri degli affreschi di Francesco Gonin nel salone di Telemaco con gli stemmi dei Grimaldi e le scene mitologiche dalla leggenda di Telemaco, figlio di Ulisse, e nella galleria detta “dei quadri”, con scene allegoriche delle battaglie del Risorgimento.
Nel 2012 è stato realizzato un secondo lotto comprendente i restauri delle pareti della Galleria “dei quadri” e della volta della grande sala al secondo piano, dipinta dal Gonin, raffigurante “Apollo e le Muse”.
I restauri, finanziati dalla Compagnia San Paolo, sono stati realizzati da Nelson Lozano sotto la direzione dell’architetto Igor Violino.
I Grimaldi
Un ramo della casa Grimaldi che regna nel Principato di Monaco è molto presente nella storia di Busca: quello dei Grimaldi del Poggetto, derivato dai signori di Antibes, associato alla città provenzale di Puget-Théniers (Nizza).
Alla fine del ‘400 questo ramo si stabilì a Busca dove restò per quasi cinque secoli.
Il cognome Grimaldi del Poggetto ebbe un ruolo fondamentale nella storia del Piemonte e dei Savoia. Sotto Napoleone, Luigi Grimaldi del Poggetto (1790-1820) servì nella Campagna di Russia.
A Torino, Filippo (1767-1817), che fu sia sindaco di Torino (1797) che di Busca (1799), si dedicò inoltre all'educazione del futuro Re Carlo Alberto (1798-1849).
La famiglia Grimaldi è poi legata all'Eremo di Belmonte come testimoniato dallo stemma del casato dipinto negli affreschi del Gonin ordinati da Stanislao Grimaldi del Poggetto (1825-1903).
Quest’ultimo fu un straordinario e poliedrico personaggio sia dal punto di vista militare sia artistico. Fu un ufficiale dell’esercito sabaudo, ma anche autore di numerose tavole sulle battaglie d’Indipendenza e realizzò il monumento equestre dedicato al Generale La Marmora a Torino.
Numerosi componenti della famiglia sono stati anche amministratori comunali e fra i Sindaci della città dal 1762 ad oggi il cognome Grimaldi è quello maggiormente citato.