Gildo, un uomo generoso

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Dedicate le sale del Carnevale in Casa Francotto  al buschese che ha lasciato un segno particolare nella comunità locale

Data:

31 Gennaio 2014

Tempo di lettura:

5 min

Il sindaco Luca Gosso con la signora Olimpia che riceve il mazzo di fiori con la sciarpa del Torino, squadra del  cuore di Gildo, offerta dal club
Il sindaco Luca Gosso con la signora Olimpia che riceve il mazzo di fiori con la sciarpa del Torino, squadra del cuore di Gildo, offerta dal club

“Un uomo generoso”: è l’epitaffio di cui essere orgogliosi e l’istantanea in tre parole della persona cui ieri la città ha reso omaggio. Ecco chi è stato Ermenegildo Gertosio detto Gildo, cui sono state dedicate le sale in Casa Francotto che contengono alcuni cimeli e  fotografie storiche del Carnevale di Busca.

 

Gildo è stato l’anima del Nòst Carlevé degli anni Ottanta e Novanta, l’inventore di tanti altri eventi cittadini, l’incarnazione della buschesità, intesa come stare insieme in allegria.

 

Scomparso nel marzo del 2011 dopo una malattia che lo aveva obbligato negli ultimi anni a rinunciare alla sua esuberanza, Gildo non è stato certo dimenticato dalla sua larga cerchia di amici, in particolare dai “giri” della poro loco, della sezione Ana, del Toro club (molto rappresentato ieri) e della bocciolifa, i suoi ambiti prediletti.

 

Lo andavamo a trovare tutti  nel ‘pastin’ – ha ricordato ieri il suo amico e collega di proloco Giangi Giordano – che per noi era la vera sede delle diverse associazioni, che ruotavano tutte attorno alla sua inventiva ed alla sua capacità di organizzare. Mentre svolgeva con automatismo il suo dovere di panettiere, infornava non solo pagnotte ma tante idee che faceva lievitare grazie ad una straordinaria capacità di coinvolgere”.

 

Le sale, allestite dai volontari della Busca Eventi,  sono state aperte in occasione dell’inaugurazione del 59°  Carlevé e della pubblicazione del libro “Nòst Carlevé” dedicato alla storia del più tradizionale fra gli appuntamenti cittadini, in cui Gildo è uno dei principale protagonisti.

 

Molti gli amministratori comunali presenti, il sindaco Luca Gosso, che ha portato il suo ricordo personale (di seguito il pezzo a lui dedicato nel libro), il vice-sindaco Marco Gallo, l’assessore alle Manifestazioni Gian Franco Ferrero, i consiglieri Beatrice Sartore, Diego Bressi, Ezio Donadio, Mario Berardo, il presidente della Busca Eventi Gianpiero Marino (“Il nome di Gildo è una costante nelle nostre riunioni e fra noi il suo ricordo è ancora un esempio ed uno sprono”), il consigliere provinciale Angelo Rosso, che quando era sindaco ebbe Gildo come collega in Giunta in qualità di assessore alle Manifestazioni  e che ha dispensato alcuni gustosi aneddoti, e Teresio Delfino, che era sindaco negli anni Ottanta quando Gildo rilanciò il Carnevale e che ha sottolineato il valore di una comunità che è capace di riconoscenza e dà un significato alla memoria.

 

 

Il vice parroco don Matteo Monge, presente per la benedizione, ha opportunamente citato don Bosco il quale sosteneva che “la santità consiste nello stare allegri”.

 

 

E una commossa allegria ha pervaso i numerosi convenuti, tra cui Micon e Miconette e tutte le maschere cittadine, poco dopo le cinque della sera, riuniti attorno ai familiari dell’amato Gildo: la moglie Olimpia, i figli Paolo e Giorgio, il fratello Domenico, la sorella Rita. In un breve intervento  Paolo ha ringraziato di cuore  per la straordinaria dimostrazione di affetto.

 

Mi ricordo di  Gildo

Gildo è stato uno dei personaggi più popolari e straordinari della nostra città negli ultimi cinquant’anni. Ha rappresentato  come pochi  “la buschesità” e la voglia di far festa.

Dici “Gildo” e pensi al Carnevale, alla Filodrammatica, agli Alpini, al Toro, al pane buono, ma buono per davvero.

In me, poi,  e in tanti della mia generazione,  rievoca ricordi straordinari: i ruggenti Anni Ottanta. Noi, ragazzi all’alba dei vent’anni, nella sua Pro Loco, lui, un piccolo/grande maestro di vita.

Chi si dimentica quei lunedì mattina nel “pastin” della sua panetteria in via Umberto a passare in rassegna la partita del nostro Torino? Quante volte ha rischiato di bruciare  i grissini, a causa di quel “virus  granata”, marchio di fabbrica e malattia, che ci univa prima e oltre ogni cosa.

Ma, soprattutto, le serate passate nella sede della pro loco, nell’attuale Palazzo della Musica. La discussione era infinita, dovevamo mettere giù tutte le idee, dovevamo spremere le meningi.  Era una gara edificante, ma uscivano anche autentiche castronerie. Da fratello maggiore quale era, severo, esigente, anche sferzante, lui setacciava il nostro entusiasmo, a volte puerile, per raccogliere i chicchi buoni delle proposte fattibili. Dava loro forma, li coltivava, li perfezionava e dava vita a qualcosa che prima non c’era. Ci insegnava con l’esempio l’arte di “far nascere” e di tradurre in realtà la fantasia. Con la concretezza del grande artigiano che era.

Poi aggiungeva due ingredienti suoi particolari: la generosità e l’entusiasmo. Quasi sempre anticipava  i soldi necessari e a volte ci rimetteva di tasca propria.

Dava il meglio di sé nel Carnevale, diciamo che lì si superava. Sceglieva di persona tutti i carri allegorici da invitare alla sfilata di Busca girovagando per tutta la provincia, stabiliva  i riti della festa, dettando alleanze e rivalità, che da sempre fanno parte del gioco in maschera. Incarnava in pieno lo spirito goliardico necessario al ruolo, prefigurando scene e scenari, che regolarmente si sarebbero verificati, assai significativi per gli adepti, incomprensibili per chi non ha conosciuto (e conosce) quelle arie, quel clima. 

E’ da raccontare quella volta che nel corso di una sfilata allegorica smarrì la valigetta con i soldi contanti che avrebbero dovuto essere consegnati ai carri, come rimborso spese, a fine giornata. Ci scatenò tutti, noi ragazzi della “prò”, alla disperata ricerca, in mezzo a diecimila spettatori. Roba da non crederci: la ritrovammo intonsa ai piedi del tavolino di un bar! Il bottino era salvo: ci baciò in fronte ad uno ad uno e offrì da bere per tutti, più felice che mai. 

Gildo era conosciuto in tutta la Granda e dappertutto era rispettato e stimato per la sua correttezza e la sua lealtà.

Dal 1995 al 1999 fummo assessori comunali insieme. Alle elezioni ottenne un lusinghiero risultato e non poteva essere altrimenti: tutti avevano fiducia in lui. Naturalmente, si occupò delle manifestazioni. Era davvero emozionato per l’incarico, che rivestì con la massima dignità, caricandolo del giusto prestigio.  Dignità e prestigio che venivano dal suo lavorare semplice, sempre con lo spirito del volontario.

Altre sue passioni erano gli sport, il calcio e , soprattutto, la petanque: quante capatine in bocciofila, tra un’infornata e una riunione. Poi c’erano gli Alpini: la locale sezione dell’Ana ruotava attorno a lui ed al compianto Alberto Chiapello.

A  Gildo i buschesi devono la reinvenzione del Carnevale,  la sagra del Pane, il Toro allo spiedo. Io gli devo il limpido ricordo di un uomo finemente ironico, pragmatico, ottimista. Uno uomo che conosceva l’importanza dell’allegria e sapeva come  trovare la forza per non farcela mancare.

Luca Gosso

 

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