Sovracanoni: rivediamo i conti?

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Vivace convegno, sabato scorso a Busca, per un tema scottante

Data:

16 Ottobre 2006

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Il sindaco Luca Gosso apre il convegno. Al tavolo dei relatori il giornalista Nanni Giamaria, il presidente della Comunità montana Varaita, Silvano Dovetta, il presidente del Bim Varaita, Pietro Ruffa,Livio Berardo, l'esperto Salvatore Selleri
Il sindaco Luca Gosso apre il convegno. Al tavolo dei relatori il giornalista Nanni Giamaria, il presidente della Comunità montana Varaita, Silvano Dovetta, il presidente del Bim Varaita, Pietro Ruffa,Livio Berardo, l'esperto Salvatore Selleri
I soldi pagati dai concessionari di derivazione d’acqua pubblica per la produzione di energia ai comuni di montagna dove si trovano le centrali, Enel o private, (chiamati sovracanoni) non corrispondono alla quantità di energia effettivamente prodotta. Ai comuni di montagna sono state sottratte, negli anni, contributi riconosciuti dalla legge. E’ questa una tesi avanzata con decisione sabato scorso a Busca nel corso di un convegno dal titolo, forzatamente un po’ ostico, “Rideterminazione delle potenze e rivalutazione dei sovracanoni?”, organizzato in occasione dei 50 anni dalla nascita del Bacino imbrifero montano Varaita, celebrato anche con la pubblicazione di un interessante libro sulla storia locale della produzione dell’energia idroelettrica, curato da Livio Berardo. Nonostante le specificità tecniche, che avrebbero potuto smorzare la vivacità dell’incontro, il dibattito è stato seguito con interesse dalla numerosa platea. A Busca si è riusciti, per la prima volta, a sollevare pubblicamente e ufficialmente un problema di determinante importanza per l’economia montana. “Era ora – spiega Luca Gosso, sindaco di Busca, vice-presidente del Bim Varaita e primo promotore dell’evento - che la questione dei sovracanoni fosse messa ufficialmente in discussione: si tratta di una questione di livello nazionale, che mette in gioco interessi diversi. E’ certo che noi amministratori locali dobbiamo lavorare insieme, nell’esclusivo interesse della gente di montagna. Per il momento sono felice di essere riuscito a mettere attorno ad un tavolo Provincia, Regione, Uncem – Unione de Comuni di montana - ed Enel ed i massimi esperti del settore per incominciare a parlarne. Abbiamo voluto creare un momento di riflessione e abbiamo centrato l’obiettivo. E’ certo che il problema sollevato non può essere risolto da un solo consorzio, ma deve essere affrontato a diversi livelli. Abbiamo creato le premesse e dagli atti di questo convegno si può, anzi si deve, partire con altre iniziative, coordinate da Provincia e Uncem, ai quali chiedo da subito la collaborazione”. Il convegno Dopo il saluto del il sindaco di Busca, del presidente della Comunità montana valle Varaita, Silvano Dovetta, del presidente del Consorzio Bim Varaita, Pietro Ruffa, Maurilio Paseri, in rappresentanza della Ferderbim, Livio Berardo, in qualità di coautore del libro “50 anni di storia del Bim Varaita” e Nanni Gianaria, coordinatore del volume, hanno riassunto il ricco contenuto della loro opera, corredata da numerose foto d’epoca. Il libro “Non a caso ci troviamo oggi a Busca – è stato detto -. Fu in questa città, infatti, che si tenne l’atto d fondazione del consorzio Bim Varaita 50 anni fa, inoltre, molti anni prima, nel 1893, Busca fu il primo comune della zona ad attivare l’illuminazione pubblica elettrica. Fu il geometra Dario D’Orio di Saluzzo ad individuare nelle confluenza fra il Talutto e il Maira un punto ideale per la collocazione di una turbina a 16 cavalli”. La realizzazione – si legge nel libro - costò 2200 lire annue. Si pensi che la lampadina era stata inventata da Edison nel 1879 e che il primo sistema di illuminazione era stato lanciato nell’esposizione universale di Parigi nel 1881 e ripresa in quella di Torino nel 1884. La storia locale della produzione di energia idroelettrica passa da Enrico Wild, un ingegnere di origine svizzera titolare di una tessitura di cotone a Piasco dove installò nel 1885 il primo impianto, una dinamo Siemens nel canale del Molino, capace di accendere 100 lampadine e dal ligure Luigi Burgo, titolare della “Alimonia, Burgo & C”, che portò l’elettrificazione dell’illuminazione pubblica a Verzuolo nel 1897 e solo in seguito, per sfruttare la grande capacità di produzione di energia, diede vita alle famose cartiere. Il dibattito Dopo i saluti e la presentazione del libro, hanno preso la parola, con successivi interventi a dibattito, l’esperto ingegnere Salvatore Guido Selleri, Salvatore De Giorgio, direttore regionale pianificazione risorse idriche, Umberto Fino, assessore alle risorse idriche della Provincia di Cuneo, l’ingegner Barettino di Enel produzione. Hanno concluso il convegno Lido Riba, presidente Uncem (Unione dei Comuni montani) regionale e Raffaele Costa, presidente della Provincia di Cuneo. Da un lato Selleri ha sostenuto, numeri alla mano, che se si confrontano i dati della quantità di energia prodotta alla quantità di acqua ufficialmente usata (la portata media derivabile), salta evidente agli occhi che il rapporto non è più commensurabile e che, secondo i calcoli, il consorzio Bim Varaita può vantare arretrati non corrisposti per 5 milioni di euro. 4 milioni e mezzo sono gli arretrati che può esigere il Bim Maira. “I principali impianti idroelettrici in funzione nel bacino Varaita – ha spiegato Selleri – appartengono all’Enel. Questi impianti sono relativi alle concessioni accordate con regio Decreto nel 1942 alla Cieli (Compagnia imprese elettriche liguri). In base alle potenze nominali di concessione, l’Enel subentra alle Cieli per effetto della nazionalizzazione e paga i sovracanoni annuali. Nel 1998 il ministero dei Lavori pubbliche procede ai collaudi degli impianti del Varaita. In quell’occasione viene applicata la potenza nominale media della circolare del ministero delle Finanze del 1959. Risulta così una differenza complessiva nei tre impianti di Casteldelfino, Sampeyre e Brossasco di 20.273 kW tra la potenza calcolata in base alla circolare ministeriale e quella riportata nel decreto di concessione. Il collaudatore, nell’applicare la circolare, aveva contato 8.760 ore di funzionamento dell’impianto e non le 6.400 prima previste, con un rendimento di 0,85 invece di 0,75. Dal 1980 il computo dei sovracanoni non corrisposti, in base a questi dati, corrisponde a 4.473.520 euro, senza tener conto della rivalutazione”. D’altro lato De Giorgio, che ha premesso di parlare come tecnico e non come amministratore, ha ribattuto che la Regione non può legiferare in materia tributaria e che, pur avendo ricevuto dallo Stato nel 2001 la delega per la riscossone e la ridistribuzione dei soavracanoni, essa non può per ora entrare nel merito dei rapporti fra concessionari e concedenti. Fino, per la Provincia, ha detto che l’ente da lui rappresentato, al quale a sua volta la Regione delega parte della materia in oggetto, ha tutto l’interesse a fare chiarezza, a beneficio delle zone montane e si mette a disposizione per ogni iniziativa in questo senso. Barettini per l’Enel, anch’egli con un intervento di tipo tecnico, ha tenuto a precisare che ogni anno il consorzio Bim Variata riceve a titolo di sovracanone circa 700 mila euro dall’Enel, una cifra ritenuta congrua dall’azienda da lui rappresentata e soggetta sempre agli aggiornamenti in base al tetto di inflazione programmato. Lido Riba, per l’Uncem, ha ringraziato gli organizzatori della mattinata per aver messo sul tavolo di discussione un tema determinante per l’economia montana, allargando l’orizzonte della discussione all’argomento più ampio dello sfruttamento della risorsa acqua in tutti i suoi risvolti. Come produttrice di energia, per uso domestico, per uso irriguo e da imbottigliare: sempre – ha detto Riba - l’acqua, bene primario della montagna, viene pagata poco alla sua fonte. Il presidente della Provincia Raffaele Costa ha tratto del conclusioni del convegno, il quale è il punto d’avvio per necessari e inderogabili sviluppi.

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