Il Presidente del Consiglio cambia verso con le riunioni di mattina presto, il focus sugli edifici scolastici e la spending review?
A Busca non sarebbero queste le novità.
“Renziano” ante litteram ed a sua insaputa, il sindaco Luca Gosso riunisce la Giunta il mercoledì alle ore 8, spende un milione di euro (il 25% del bilancio) nelle scuole, fa a meno di due assessori e divide l’ufficio con il segretario comunale.
Non mi stupisce – dice Gosso in questa intervista di fine mandato - che questi nuovi metodi giungano a Roma portati da un ex Sindaco. Nel 2009 ho dato vita con i colleghi Alberto Valmaggia, Pierpaolo Varrone, Antonio Panero al Movimento dei Sindaci del Piemonte. Grazie a questa esperienza ho conosciuto Sindaci di mezz’Italia, per lo più persone straordinarie che lavorano in modo disinteressato per la propria gente. Se l’Italia vuole rinascere deve riferirsi a questi ‘politici’, gli unici connessi con la realtà.
E però fra meno di due mesi, dalle prossime elezioni amministrative del 25 maggio, lei lascerà quest’incarico dopo il secondo mandato, dieci anni da Sindaco e 14 da assessore e si ritirerà, per così dire, a vita privata. Con che spirito arriva alla conclusione di un percorso così lungo nell’amministrazione del Comune?
Mi sento soddisfatto di aver fatto tutto il possibile. Abbiamo abbassato del 62% l’indebitamento del Comune, stabilito la minor imposizione procapite Imu, la minor spesa corrente pro capite di tutto il Piemonte e investito 20 milioni di euro in anni 10 in opere pubbliche. In queste settimane ricevo tantissime attestazioni di affetto che mi fanno molto piacere. Ho cercato di interpretare i sogni, le idee e le speranze dei buschesi. Non sempre ci sono riuscito, ma sicuramente ci ho provato. Sono anche molto motivato a riprendere il mio lavoro di impiegato nella Pubblica amministrazione che mi permetterà di utilizzare l’esperienza acquisita in questi anni.
Che differenze ci sono fra le due città: quella del 1990, in cui fu eletto per la prima volta a 22 anni e divenne subito assessore (allo Sport), sindaco Teresio Delfino, e quella di oggi?
In primo luogo, l’ordinamento comunale era diverso (prima della legge Bassanini). I Consigli comunali avevano almeno 50/60 punti all’ordine del giorno e non 5 o 6 come adesso. Si iniziava alle 21 e non si terminava mai prima delle 2 di notte. Allo stesso modo le Giunte: anche quelle dovevano iniziare alle 21, ma quando si aspettavamo il Capogruppo Carlo Alberto Parola non si cominciava prima delle 23. Le discussioni erano interminabili, per lo più in dialetto, e la loro durata era inversamente proporzionale all’importanza dell’argomento. Dalla legge del 1997 della semplificazione gli amministratori comunali hanno esclusivamente compiti di indirizzo e i Consigli comunali spesso non durano più di un’ora. Il grosso delle decisioni è in mano ai dipendenti comunali responsabili dei procedimenti. La città, poi, era in espansione, era possibile puntare su sostanziosi investimenti pubblici. I primi Anni Novanta a Busca rappresentavano la coda degli Anni Ottanta dell’Italia, quelli della Milano da bere. Di quel periodo ho ricordi bellissimi. Noi giovani, al contrario purtroppo di quelli di oggi, avevamo la sensazione di poter realizzare qualsiasi nostro sogno: questo è un diritto che dovrebbero avere tutte le generazioni di giovani e dobbiamo lavorare per ridarglielo.
Si ricorda la sua prima seduta in Consiglio?
Per quattro anni non ho mai preso la parola, preoccupatissimo di non dire castronerie. Nonostante ciò, il sindaco Delfino mi affidò subito l’organizzazione dell’inaugurazione in pompa magna del Palazzetto dello Sport.
Come sarà la Busca del futuro dal punto di vista urbanistico?
Una città ordinata, che ha ancora margini di sviluppo, ma che con i diecimila abitanti ha raggiunto un buon equilibrio tra popolazione e servizi.
Quali sono stati i momenti più belli e in cosa consiste, invece, il lavoro quotidiano del Sindaco?
I ricordi più belli sono quelli legati ai momenti di festa che abbiamo inventato cercando di valorizzare il senso di appartenenza alla comunità e alle nostre tradizioni. Fare il Sindaco, però, significa anche essere a conoscenza delle norme e delle leggi che cambiano in modo schizzofrenico. Occorre usare tutti i nuovi mezzi di comunicazione ed essere aggiornati in tempo reale. La parte più impegnativa, ma anche più gratificante, è il contatto diretto con la gente. Saper ascoltare le storie di tutti, immedesimarsi nei loro problemi, cercare le soluzioni. I problemi sociali sono in preoccupante aumento e alcune storie ti lasciano senza parole e senza risposte, purtroppo…
Perché un giovane dovrebbe desiderare di fare il Sindaco?
Essere il Sindaco di una città dovrebbe essere ancora il sogno di tanti bambini. Fare il sindaco è un grande orgoglio. Essere il responsabile di una comunità è un’esperienza appagante. Spero vivamente che i giovani abbiamo passione per la vita amministrativa per via di un trasporto naturale verso il luogo che abitano e che condividono con i loro familiari ed amici.
Che cosa manca a Busca?
Mancano occasioni di lavoro: bella scoperta, è ciò che manca all’Italia. D’accordo, ma anche il Comune può fare la sua parte per aiutare in questo senso: agevolare chi vuole investire sul territorio, accelerare le pratiche, stimolare occasioni, proporsi.
Perché non è candidato nelle prossime elezioni né come Consigliere né su altri fronti ed ha rinunciato a cogliere l’occasione delle votazioni per i rinnovi del Consiglio regionale del Piemonte e del Parlamento europeo in programma anche per il prossimo 25 maggio?
Perché non bisogna essere attaccati alla poltrona. Bisogna saper dire basta e voltare pagina. Nella vita ci sono tante altre bellissime cose da fare. A Busca, poi, ci sono tante persone che posso portare nuova linfa ed entusiasmo alla vita amministrativa della città.
Il suo saluto ai buschesi?
Più che un saluto è un grazie per avermi dato una straordinaria opportunità. Ci ho messo la testa ed il cuore. A volte forse ho sbagliato, ma sicuramente in buona fede.