Ravera Aira, ecco la sua vita a colori

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A Cuneo, palazzo Samone, dal 2 al 29 maggio si terrà una mostra personale della pittrice buschese

Data:

20 Aprile 2015

Tempo di lettura:

5 min

L'allora sindaco Luca Gosso accoglie la pittrice Maria Rosa Ravera Aira, arrivata un giorno di settembre del 2013 in municipio per portare in dono di persona e senza preavviso i due quadri raffiguranti le chiese delle due storiche confraternite cittadine
L'allora sindaco Luca Gosso accoglie la pittrice Maria Rosa Ravera Aira, arrivata un giorno di settembre del 2013 in municipio per portare in dono di persona e senza preavviso i due quadri raffiguranti le chiese delle due storiche confraternite cittadine

A Cuneo, palazzo Samone, dal 2 al 29 maggio si terrà una mostra personale della pittrice buschese Maria Rosa Ravera Aira dal titolo “Una vita a colori”. L’inaugurazione sarà sabato 2 maggio alle ore 17.30. L’orario di apertura è venerdì, sabato e domenica dalle 17.30 alle 19.30. La cura è della associazioni  “Primalpe Costanzo Martini” e “Apice” (Associazione Per l’Incontro delle Culture in Europa).

 

Maria Rosa Ravera Aira è una grande concittadina. Busca le è grata per tanti motivi e non soltanto perché  ha saputo donare alla città alcune del sue opere più significative, come il ciclo pittorico di 14 acquerelli “I Martiri del 14 settembre 1944”, dedicato all’eccidio di San Chiaffredo, che è esposto in mostra permanente nel corridoio principale del palazzo comunale, e altri due lavori, raffiguranti le facciate delle due chiese della  Rossa e della Bianca. 

 

“La signora Maria Rosa – dice il sindaco Marco Gallo – è una persona e una personalità gentile e generosa.  Il mio predecessore Luca Gosso se la vide arrivare un giorno di settembre del 2013 in municipio per portare di persona e senza preavviso i due quadri raffiguranti le chiese delle due storiche confraternite cittadine: un’improvvisata di un’amica sincera e affettuosa, che volle  fare un altro dono alla Città ed al palazzo municipale, allora  restaurato da poco. E diversi altri lavori ha donato  ai buschesi per varie  iniziative di beneficenza. Del suo valore artistico, poi,  occorre lasciar parlare chi sa. Invito pertanto i buschesi alla mostra di Cuneo e a prendere visione dl relativo catalogo. Impegnando la nostra città  a fare presto la sua parte”. 


Lucida e piena di curiosità, giovane da sempre. Bella, perché  capace di vedere la vita a colori: questa è la pittrice Maria Rosa.  Da cogliere e incorniciare il suo messaggio di serenità, di semplicità e di purezza.  Da non dimenticare la sua capacità di vedere, cogliere e denuciare il male, come nel ciclo del 14 settembre 1944.

 

LA PASSIONE DI MARIA ROSA

(tratto - per gentile concessione - dal testo di Erico Perotto per il catalogo della mostra)

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Questa di Maria Rosa Ravera Aira è una nuova Personale, dopo quella allestita un paio di anni fa al Museo Civico “Antonino Olmo” di Savigliano, che si rivolge al visitatore desideroso di ripercorrere le stagioni della creatività di una figura tutta piemontese di artefice colorista all’acquerello e a olio, oltre che di abile autrice di disegni al tratto, di incisioni all’acquaforte e a puntasecca e di piccole, ma intense ceramiche. Non può passare inosservata la sua capacità di personalizzare l’esercizio delle tecniche più consolidate della figurazione che ha attraversato il Novecento in Italia. La sua formazione artistica, del resto, affonda le radici nella tradizione accademica della Torino dei Grosso e dei Gaidano, approfondita e superata con la caparbietà della donna che vuole percorrere la sua strada nella vita con le sue sole forze, cioè con il bagaglio costituito solamente dal proprio bisogno di incanto poetico e di libertà espressiva.

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In Ravera Aira, artista di origini saviglianesi, conta innanzitutto l’incontro con il suo volto di donna classe 1924, che ha serbato la freschezza gioviale dell’età giovanile e la lucentezza vitale di chi non si è stancato di aprire ogni giorno gli occhi sulla vita che pulsa al di fuori delle finestre del proprio studio-abitazione buschese. Il tono stesso della voce è cristallino e il suo pensiero vola, sempre presente, tra ricordi autobiografici indelebili e fascinazioni per lo spettacolo sempre vivo del mondo.

 

Ravera Aira è un’innamorata dello sguardo, un’appassionata di frammenti dell’esperienza quotidiana, conosciuta o immaginata, composta da volti e corpi di persone attraenti o da contatti visivi con le superfici in divenire dei fenomeni atmosferici e delle forme naturali.

 

Pittrice per ‘necessità interiore’, indifferente alle mode e alle correnti di pensiero dell’arte sia accademica che di avanguardia, Maria Rosa dipinge con passione, sull’onda del desiderio di un mondo di bellezza sospeso dal fluire del tempo e intriso di colori che infrangono la scorza dura del grigiore monotono dell’esistenza. Dalle impressioni tratte dai momenti di serenità e di spensieratezza scolastica nell’immediato dopoguerra, vissuti in prima persona dalle alunne di Maria Rosa, si transita di fronte ai raffinati e pensierosi ritratti di fanciulle dagli occhi attraversati da un sottile velo di spleen proprio della loro età, che diventano poi invenzioni di volti delicati e caratteristici, resi con rapidi tocchi di colore acquerellato, che ne fermano sulla carta l’espressione sorpresa e malinconica.

 

Nei trascorsi pittorici di Ravera Aira non mancano le impronte degli affanni esistenziali sulla viva carne dei suoi soggetti, come testimoniano i dipinti esposti nel 1961 al Circolo di Cultura Internazionale di Cuneo con presentazione di Miche Berra. Qui prevalgono piuttosto gli umori espressionistici, riscaldati da pennellate fluide, intrise di rossi infuocati, di gialli e di blu stridenti, che si dispiegano sulla facciata barocca di una chiesa di provincia o intorno alle sagome solitarie e suggestive di conchiglie increspate di materia policroma.

 

L’iniziale fisicità materica di piante e fiori recisi, accesi di tinte vivaci e sapientemente disposti in composizioni orchestrate con timbri coloristici equilibrati, lascia via via il posto a forme naturalistiche più liquide e trasparenti, rese con macchie di colori giustapposti, evocatrici di parvenze floreali o di paesaggi marini e collinari trasfigurati dalla fantasmagoria delle molteplici note coloristiche utilizzate.

 

L’artista intrattiene da sempre un discorso amoroso con rose, ciclamini, tulipani e viole, che intende trascendere il loro destino effimero, per svelarne l’intima essenza, al limite della pura astrazione formale. C’è qualcosa in questi suoi soggetti naturalistici che fa pensare alla tradizione cinese, all’idea che il paesaggio e i suoi elementi possano rivivere attraverso la rappresentazione che ne fa il pittore, il quale a sua volta si rigenera nel paesaggio, assorbendone i ritmi e i flussi vitali dei suoi elementi.

 

L’immaginazione figurativa dell’artista si rivolge poi anche alle eleganti movenze dei ballerini in azione in spazi aerei dissimulati con pochi tratti di acquerello e china, alludendo a fascinose immagini di grazia e di liberazione dionisiaca della natura umana primordiale. Colpisce, in particolare, la Ballerina in oro, leggiadra e scattante visione di una figura femminile a passo di danza, ritagliata contro un fondale azzurro e avvolta da una nuvola aurea vaporosa.

Non si può che augurare a Maria Rosa di poter posare ancora i suoi occhi curiosi sui fiori, sugli alberi dei campi e sui visi di ragazze e ragazzi, per intrattenere con loro un contatto fisico, che sappia coglierne la forza interiore, l’estrema sopravvivenza della liricità nelle cose minime, ma necessarie per continuare a respirare il profumo della natura e penetrarne i valori più intimi e universali.

 

 

 

 

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