Domani onore a Carletto Michelis, caduto a 19 anni

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Mattinata dedicata al partigiano buschese. Sabato 25 aprile la Marcia della pace

Data:

22 Aprile 2015

Tempo di lettura:

12 min

Carletto Michelis
Carletto Michelis

Anche per le celebrazioni del prossimo (settantesimo) anniversario della Liberazione, come negli anni più recenti, la Città organizza il programma delle manifestazioni insieme con il Comune di Costigliole Saluzzo, con cui condivide l’assegnazione, avvenuta nel 2006, della Medaglia d’Argento al Valore Civile, assegnata per la  strage nazifascista di Ceretto del 5 gennaio 1944, in collaborazione  le associazioni  Anpi Busca  e 5 Gennaio Costigliole.

 

Il calendario degli eventi è composto principalmente di film e incontri con testimoni e storici, con il coinvolgimento attivo dei ragazzi delle scuole, perché la ricorrenza sia occasione di studio e approfondimento e non di retorica. Si è scelto di unire anche la celebrazione dei cent’anni dalla Prima Guerra Mondiale, per rendere onore ai Caduti delle due guerre.

 

 Il primo appuntamento a Busca è per domani, 23 aprile. Alle ore 9,30 al parco della Resistenza di inaugura un targa in onore di Carletto Michelis, partigiano, caduto all’età di 19 anni, il 13 gennaio 1944, in combattimento a San Matteo di Valgrana. All’incontro parteciperanno attivamente  i ragazzi delle scuole medie, preparati dai loro insegnanti per un intervento con

 

Seguirà al Teatro Civico, la  proiezione del film   "Un giorno d'inverno" realizzato dell'associazione KinoKinino, in collaborazione con la proloco di Valgrana, per la regia di  Brunella Audello e Vittorio Dabbene, tratto da un racconto di Francesco Isoardi, scrittore valgranese, dal titolo "Come ho vissuto io il 12/1/44".

 

Un alpino alla scoperta delle foibe

Sarà ospite della mattinata  Mario Maffi, autore del libro “1957. Un alpino alla scoperta delle foibe” (Gaspari editore 2013). L’allora giovane sottotenente speleologo fu incaricato della prima, segretissima missione di esplorazione in quello che scoprirà essere un vero e proprio inferno sotterraneo e nel libro racconta la sua esperienza di testimone diretto e solitario. 

 

Siamo nell’ottobre del 1957. In virtù della sua esperienza in fatto di esplosivi, “capace di muoversi fotografare e rilevare in grotte”, Maffi (di stanza a Merano) è inviato sul confine nord-orientale a fare dei sopralluoghi presso le foibe di Monrupino e Basovizza, in primo luogo. L’operazione, ad alto rischio, è coperta dal segreto militare. Trieste è tornata sotto la sovranità italiana da soli due anni e si teme di poter dare adito a nuovi fermenti. La ricerca arriva poi probabilmente a sfiorare il confine jugoslavo (allo stesso Maffi non è dato sapere perché viene condotto a più riprese in luoghi che non riesce a identificare), e qualcosa trapela, tant’è che ne arriva notizia anche ai giornali. È allora che viene bruscamente interrotta.

 

Oggi, a distanza di più di cinquant’anni, dalla memoria di Maffi nasce uno scritto nitido e del tutto privo di retorica, che si rivela cronaca di un’esperienza straordinaria, nel suo orrore, e insieme testimonianza dolorosa ma necessaria, per chi ne è stato protagonista e per tutti. 

 

Giovedì  a Busca Maffi racconterà al pubblico ed ai ragazzi delle classi di terza media quell’esperienza. Chiudera la mattina l'esecuzione di canzoni e brani da parte delle classi ospiti.

 

La Marcia della pace

Sabato 25 aprile alle ore 17,30 l’onore ai Caduti con la deposizione della corona d’alloro al Parco della Resistenza e alle ore 18 la messa in onore dei Caduti. Alle ore 20 la partenza della Marcia della Pace verso Ceretto. La commemorazione ufficiale si terrà poi al cippo della frazione, con gli interventi degli studenti dell’istituto comprensivo di   Costigliole Saluzzo, le esibizioni del complesso bandistico costigliolese "Santa Cecilia" e del coro Cantallegrando dell’Istituto comprensivo di Busca.    

 

Gli appuntamenti proseguiranno poi a Busca e a Costigliole fino a fine maggio

 

A Busca

Giovedì 23 aprile

ore 9,30 al parco della Resistenza scoprimento della targa in onore di Carletto Michelis, partigiano, caduto all’età di 19 anni, il 13 gennaio 1944, in combattimento a San Matteo di Valgrana.

Con la partecipazione attiva delle scuole medie

 

ore 10 al Teatro Civico  proiezione del film   "Un giorno d'inverno" realizzato dell'associazione KinoKinino, in collaborazione con la proloco di Valgrana, per la regia di  Brunella Audello e Vittorio Dabbene. Tratto da un racconto di Francesco Isoardi, scrittore valgranese, dal titolo "Come ho vissuto io il 12/1/44".

 

Sabato 25 aprile

ore 17,30 onore ai Caduti con deposizione della corona d’alloro al Parco della Resistenza

ore 18 messa in onore dei Caduti

ore 20 partenza della Marcia della Pace verso Ceretto. Commemorazione ufficiale con interventi degli studenti dell’istituto comprensivo di   Costigliole Saluzzo, le esibizioni del complesso bandistico costigliolese "Santa Cecilia" e del coro Cantallegrando dell’Istituto comprensivo di Busca          

 

Martedì 28 aprile

ore 20,30 al Teatro Civico proiezione del film "Giorni di furore" di Isacco Nahoum, Giovanni e Alfiero Canavero e Giovanni Dolino. Il documentario  prende l'avvio dai primi movimenti fascisti in Italia e, in una rapida sintesi, illustra i principali avvenimenti politici e sociali fino al 1940.

A cura dell’Archivio cinematografico della Resistenza.

 

Giovedì 28 maggio

ore 20,30 al Teatro Civico convegno dal titolo "Il Centenario della Prima Guerra Mondiale: premesse, sviluppi, conseguenze". Relatore Alessandro Mola  con la partecipazione della Corale Valle Maira

 

A Costigliole

Giovedì 23 aprile

ore 14 nella sala polivalente, Isacco Levi, partigiano ed ebreo, incontra gli studenti.

 

Sabato 25 aprile

ore 18 messa in onore dei Caduti


ore 19 cena offerta dall'Amministrazione comunale dal Gruppo Alpini Cerettoore ore 20 onore ai Caduti e deposizione della corona d'alloro al Municipio e la partenza della "Marcia della Pace" verso Ceretto. Commemorazione ufficiale con interventi degli studenti dell’istituto comprensivo di  Costigliole Saluzzo, le esibizioni del complesso bandistico costigliolese "Santa Cecilia" e del coro Cantallegrando dell’Istituto comprensivo di Busca     

    
Domenica 26 aprile

percorso culturale e artistico "Un tè con Hans Clemer"

 

Venerdì 8 maggio

tradizionale corsa podistica sui "Sentieri della Libertà

 

Venerdì 22 maggio

ore 20,30 nella sala polivalente, Sergio Soave, politico e scrittore, sindaco di Savigliano,  tiene un convegno sulla Prima Guerra Mondiale

 

 

LA RESISTENZA E LA LIBERAZIONE

Dal libro Buschesi (Fusta editore, 2012; ried. 2013) il brano curato da Mario Berardo, presidente Anpi Busca

 

Tra il 1940 e il 1945 morirono per cause militari sui diversi fronti circa 189 buschesi. Cento perirono durante la campagna di Russia, altri sul fronte Albanese, in Tunisia, in Algeria, in Egitto. Per quanto riguarda la guerra di Liberazione, dall’8 settembre 1943 al 25 aprile del 1945 sul territorio di Busca le vittime furono 23, cui si aggiungono i buschesi uccisi fuori dal territorio comunale. In totale 39 martiri, 22 partigiani e 17 civili.

 

L’uccisione di Carletto Michelis

Tra i partigiani di origine buschese morti in altre parti della provincia vanno citati lo studente diciannovenne Carletto Michelis, giellista, caduto il 13 gennaio ’44 a Valgrana, e Sergio Salvagno, fucilato a Dronero, il 6 gennaio ‘45, partigiano della 104° brigata Garibaldi, entrambi insigniti della Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria.

 

A Lemma la “volante garibaldina”

Sulla Colletta di Rossana e verso Lemma, la frazione montana al confine fra i due comuni,  durante la Resistenza si insediò la “volante garibaldina di Val Varaita” di cui fece parte il buschese Giovanni Strumia, primo responsabile dell’ANPI (Associazione nazionale partigiani d’Italia) buschese per molti anni, fino alla morte. Molti giovani buschesi si unirono ai partigiani  della formazione Autonoma Rinnovamento della valle Pesio. Altri si distribuirono fra garibaldini e giellisti.

 

Sede di un presidio

Si deve precisare che mentre le valli costituivano un territorio più facilmente controllabile dalle formazioni partigiane e non erano presidiate dalle forze tedesche, Busca era sede di un presidio formato da militari italiani e da un gruppo di “Alpen Jagger”, gli Alpini teutonici.

 

Dopo l’8 settembre

Oltre ai presidi militari, dopo l’armistizio, l’ordine pubblico civile era affidato alla Guardia municipale, comandata da Clemente Inaudi, ed alla Guardia civica, un nuovo corpo di polizia locale istituito nella Repubblica sociale di Mussolini, costituita nei primi tempi da alcuni militari agli ordini del soldato Antonino Russo.

 

Soldati italiani e tedeschi

Subito dopo lo “sbandamento” il  presidio dell’esercito italiano era nell’albergo Spada Reale, in piazza Savoia, ed era costituito da soldati della divisione Littorio. Nel presidio ogni giorno i militari ricevevano gli ordini su foglietti paracadutati da un piccolo aereo, detto “cicogna”, che giungeva dal comando di Levaldigi: i dispacci erano accompagnati da un fumo rosso di segnalazione.

Il presidio passò presto sotto il controllo dei tedeschi e i soldati si stabilirono nei locali delle scuole elementari, nell’attuale via Michelis, mentre gli ufficiali occuparono villa Zanelli, splendida dimora in stile liberty situata nei pressi del convento dei Cappuccini.

Sia Giorgio Bocca sia Miche Berra,  partigiani militanti nelle formazioni Gl, raccontano di un’azione sferrata ai danni di questa postazione nel marzo del 1945.

 

Ostaggi

Anche a Busca, per tenere a freno le azioni dei partigiani, gli occupanti procedevano all’arresto momentaneo e preventivo di una decina di civili per volta, uomini di mezza età, non di leva, che venivano tenuti prigionieri a rotazione per una settimana o più e che sarebbero stati destinati alla fucilazione se fossero caduti dei soldati tedeschi in seguito ad agguati partigiani. Era una prassi che si inaspriva in occasione di particolari eventi. Molta apprensione si ebbe in città quando  furono fatti prigionieri e condotti nel carcere di Saluzzo il dottor Francotto e i due farmacisti. In quell’occasione ci fu l’intervento salvifico della guardia Inaudi presso i partigiani.

 

TRAGICO 1944

Il 5 gennaio, l'eccidio di Ceretto

L’evento più tragico in città  si ebbe il 5 gennaio 1944, quando furono uccisi mano dai soldati nazifascisti 27 civili nella frazione Ceretto, al confine fra i Comuni di Busca e Costigliole Saluzzo. La Resistenza si stava organizzando da poco tempo  e le truppe fedeli a Mussolini e a Hitler volevano impedire, attraverso una dimostrazione di forza, che nuclei forti si insediassero nel saluzzese, importante per il collegamento con Torino. Quel mattino, vigilia dell’Epifania, alle 10 due colonne di nazifascisti accerchiarono improvvisamente la frazione di Ceretto, saccheggiarono con inaudita violenza 27 cascine, che poi diedero alle fiamme, rastrellarono, radunarono sulla strada per Saluzzo e trucidarono 27 uomini: 17 di Costigliole Saluzzo, 6 di Busca, uno di Cuneo, uno di Villafalletto e due fratelli calabresi,  militari rifugiati qui dopo lo sbandamento. Una lapide posta a fianco della chiesa di Ceretto riporta i  nomi delle vittime.

 

Medaglia d’argento al merito civile

Per quella strage, a distanza di oltre mezzo secolo, il 13 marzo 2006, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì alla Città di Busca ed al Comune di Costigliole Saluzzo la Medaglia d’argento al merito con questa motivazione: “Piccolo centro cuneese, durante l'ultimo conflitto mondiale, subiva una delle più feroci rappresaglie da parte delle truppe naziste, che trucidarono brutalmente numerosi cittadini inermi ed incendiarono una ventina di case rurali. Lo popolazione, con eroico coraggio e indomito spirito patriottico, partecipava alla guerra di Liberazione e offriva ammirevole prova di solidarietà umana nel dare ospitalità ad alcune famiglie ebree”.

 

Il 6 giugno, un giovane calabrese massacrato in piazza Savoia

Era nato a Dipignano, in provincia di Cosenza il partigiano Quirino Ciardullo detto "Guerrino", ucciso all'età di 22 anni a Busca. Il  6 giugno 1944  fu catturato dalle Brigate Nere e torturato affinché rivelasse i nascondigli dei compagni di lotta. Il giovane non cedette e fu  fucilato in piazza Savoia a monito della popolazione. Una  lapide sul posto ne ricorda l'eroismo: "Qui il partigiano Quirino Ciardullo venne barbaramente ucciso dalle belve nazifasciste il 6 giugno 1944. Cadde da prode gridando: viva i partigiani".

 

Il 26 luglio, tre partigiani uccisi in piazza Santa Maria

Il 26 luglio 1944 il comando della 104ª brigata partigiana Garibaldi che operava in valle Maira decise un attacco massiccio contro il presidio tedesco di Busca. Doveva essere un’azione che andava oltre la normale tattica di guerriglia partigiana. Il piano di attacco era massiccio e avrebbe dovuto coinvolgere decine di partigiani. Ma vi fu una delazione. Non fu né la prima né l’ultima della guerra civile: fascisti e tedeschi pagavano bene le spie, ma a volte si trattava anche di vendetta personale oppure di avversione ai partigiani. Non si seppe mai chi fu ad avvertire  il comando tedesco, sta di fatto che nella notte dell’attacco i tedeschi misero a punto la difesa preventiva e a farne le spese fu una pattuglia di giovani reclute erano state chiamate per la prima volta al “battesimo del fuoco”. Infatti a loro era stato assegnato il compito, sulla carta più facile, di proteggere da eventuali incursioni tedesche il fianco sinistro dello schieramento partigiano e dovettero invece sostenere l’urto maggiore delle forze nemiche.

Tre i giovani partigiani garibaldini che persero la vita. il ventunenne Giovanni Chiappello di Pratavecchia, il ventinovenne Antonio Marchisio  di San Chiaffredo di Busca e il diciassettenne  Michele Malfettani originario di Alessandria. Il giovane Malfettani fu prima ferito a morte e poi impiccato ad un albero di fronte a villa Bafile.

 

Il 7 agosto il bombardamento su Madonna del Campanile

Il 7 agosto 1944, alle ore 10,45, un bombardamento degli Alleati colpì la zona collinare di Madonna del Campanile. La cascina al numero 66 fu rasa al suolo e morirono tre  componenti della famiglia che vi abitava: una bambina di 7 anni, Lucia Maddalena Galliano, la mamma, Teresa Armando, di 32 anni, moglie di Pietro Galliano, e la nonna, Lucia Armando, di 61 anni.

 

 

Il 14 settembre, l’eccidio a San Chiaffredo

In frazione San Chiaffredo si ebbe uno dei fatti più efferati. II parroco don Demaria fu espressamente accusato di aver raccolto e fornito viveri ai partigiani e quando nei pressi della frazione fu trovato cadavere un milite delle camicie nere avvenne la rappresaglia. II pomeriggio del 14 settembre 1944 un plotone delle brigate nere circondò la canonica e catturò il parroco, insultandolo e percuotendolo ferocemente. Seguì un rastrellamento durante il quale molti uomini della frazione furono messi al muro e minacciati di morte. Don Demaria offrì la sua vita in cambio del rilascio dei parrocchiani. Allora fu fatto salire su un camion per essere portato in centro città, insieme con Bartolomeo Lerda, un reduce dalla campagna di Russia catturato mentre lavorava nei campi e accusato di diserzione. La stessa accusa venne imputata a Luigi Ardissone, un giovane trebbiatore catturato poco distante da casa sua, nei presi del ponte sul Maira, mentre attraversava la strada su cui passava il convoglio dei fascisti con i prigionieri diretti in città.

 

 

Sulla piazza della Rossa fu inscenato un finto processo, con altre ingiurie e deliranti arringhe alla popolazione costretta ad assistere. Dopo la dimostrazione e il verdetto di condanna, i camion ripartono alla volta del carcere di Cuneo. Ma giunti sul luogo dov'era stato rinvenuto il cadavere del camerata fascista, a metà strada tra Busca e San Chiaffredo, don Costanzo Demaria insieme con Lerda e Ardissone, giovani buoni e laboriosi, estranei alla lotta, furono  fatti scendere, schierati sul ciglio di un fosso  e colpiti da una raffica di mitra. I loro corpi giacquero nel campo per tutta la notte, vegliati da alcuni parenti. Soltanto il giorno dopo sarà consentito di rimuoverli e dare loro sepoltura.

L’eccidio è ricordato  in un ciclo pittorico, donato alla città ed esposto in Municipio,   dell’artista Maria Rosa Aira Ravera.

 

 

La liberazione a Busca

La liberazione a Busca avvenne proprio il 25 aprile, un mercoledì, nel tardo pomeriggio. Ci racconta come andarono le cose Enrico Torreri un dronerese che faceva parte del gruppo di partigiani che liberò la città: lo componevano, oltre a Torrieri, Bruno Isaia di Dronero, Beoletto detto “Beo” di Sampeyre, il veneto Tonon detto  “Venesia” e  Jack Demaria, un italiano nato in Canada nel 1918 e residente a San Damiano Macra, il comandante del manipolo. Il gruppo era contraddistinto dai fazzoletti verdi di Gl. Entrò in Busca a piedi, preceduto dall’arrivo in calesse del parroco di Castelletto, don Lorenzo Millone, che nei mesi precedenti aveva “coperto” la postazione partigiana nascosta nella sua frazione. I partigiani e il sacerdote si diressero indisturbati fino alle scuole elementari, dove erano asserragliati  i tedeschi, per intimare loro l’ultimatum e trattare la resa: “Siete circondati, lasciate la città senza combattere” bluffarono e i militari lasciarono Busca senza colpo ferire. Così Busca fu liberata e incominciarono subito i festeggiamenti con sfilate e canti per le strade, dalle campagne giungevano sui carri le famiglie con bambini e nonni. Qualcuno intonava “Bandiera Rossa” dando a quell’inno il semplice significato di un canto di liberazione dalla guerra e dalla paura. gnificato di un canto di liberazione dalla guerra e dalla paura.

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