Carletto Michelis per sempre nel ricordo dei buschesi

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Una targa nel parco della Resistenza per il giovane partigiano caduto il 13 gennaio 1944

Data:

23 Aprile 2015

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Lo scoprimento della targa questa mattina al parco della Resistenza
Lo scoprimento della targa questa mattina al parco della Resistenza

Era un ragazzo di 19 anni, spinto dall’ardore e dal desiderio di combattere per l’onore del suo Paese. Si era appena iscritto all’università, ma, il giovane figlio del maestro Michelis, Carletto invece che a Torino nell’inverno del ’43 andò in montagna ad unirsi ai partigiani e della  banda giellista (Giustizia e Libertà)  Italia Libera, ebbe  il grado di ufficiale e per comandante Duccio Galimberti.   Fu il primo partigiano buschese a cadere in combattimento, il 13 gennaio 1944, a San Matteo di Valgrana.

 

A lui fu  intitolata subito dopo il 25 aprile del 1945 da parte del Comitato di liberazione comunale la via centrale della città, già via Umberto I e via Maestra, ma, in seguito alle disposizioni governative del 1950 che imposero a tutti i comuni italiani di tornare ai vecchi tiponimi con i nomi della ex Casa Regnante, la via intitolata al giovane eroe è poi stata quella delle scuole elementari, per un lungo periodo anch’esse a lui intestate.

 

Ora il suo nome è inciso al parco delle Resistenza.

 

Presenti alla cerimonia l’attuale sindaco Marco Gallo, il suo predecessore, Luca Gosso,  il presidente dell’Anpi cittadina, Mario Berardo, associati, assessori e consiglieri comunali e i ragazzi delle terze medie che hanno intonato in gruppo l’inno d’Italia e hanno preparato interventi musicali.

 

La mattinata è proseguita al Teatro Civico con Mario Maffi, autore del libro “1957. Un alpino alla scoperta delle foibe” (Gaspari editore 2013), che ha raccontato la sua esperienza  di sottotenente speleologo incaricato della prima, segretissima, missione di esplorazione in quello che si scoprirà essere un vero e proprio inferno sotterraneo, e con la  proiezione del film   "Un giorno d'inverno", realizzato dell'associazione KinoKinino, in collaborazione con la proloco di Valgrana, per la regia di  Brunella Audello e Vittorio Dabbene, tratto da un racconto di Francesco Isoardi, scrittore valgranese, dal titolo "Come ho vissuto io il 12/1/44".

 

Qui di seguito il brano tratto dal libro Buschesi (Fusta editore, Saluzzo 2012, ried. 2013) in cui il testimone diretto Giovanni Martinale, ora compianto, ricorda del ritrovamento e della consegna alla famiglia del corpo di Carletto  Michelis

 

Quell’ultima sera

la sua mamma, le suore e un frate

a dare l’addio a Carletto Michelis

 

Il 14 gennaio 1944, in una bella mattinata di pieno sole,  ero con mio cognato Stefano, muratore, all’Eremo, che a quei tempi era la residenza estiva dei marchesi Scati Grimaldi. Dovevamo riparare una tubazione che era stata messa ko da un temporale straordinario.

 

Lassù ci raggiunse il professor Giorgio Beltrutti, che ci raccontò brevemente i fatti: quella mattina il dottor Ezio Comina e l’avvocato Campagno con l’auto munita del contrassegno della Croce Rossa erano andati in valle Grana, sul luogo del rastrellamento dove il giorno prima era caduto il giovane buschese Carletto Michelis. Erano riusciti a recuperare la salma, facendola passare, non senza pericolo, come un passeggero vivo e l’avevano portata nell’ospedale di Busca, dove le suore avevano allestito una camera ardente “clandestina” con i colori bianco, rosso e verde. Beltrutti era venuto di gran corsa a chiedermi di costruire per il giovane eroe la cassa in zinco. Sospesi tutto e corsi  a casa per mettermi subito all’opera. Sarà ancora il dottor Comina, incurante del percolo, a portare all’ospedale la cassa appena ultimata. A sera inoltrata ci trovammo con pochi intimi a chiudere il feretro: c’era la sua povera mamma, straziata, c’erano le suore e c’era un frate del convento a benedire quel giovane corpo trucidato. Poi, sfidando il coprifuoco, ancora con l’auto del dottore, sul tettuccio della quale caricammo la bara, partimmo alla volta del cimitero Comina, Campagno, Beltrutti ed io. Per evitare il centro del paese, scegliemmo di passare dalla strada per Dronero, e dovemmo passare davanti alla villa De Giorgis, quartier generale dei tedeschi e sede degli ufficali della guarnigione di stana a Busca.

 

Carletto era nato a Busca nel 1925 ed allo scoppio della Guerra era uno studente universitario. Il suo babbo fu mio maestro alle elementari.

 

Giovanni Martinale

 

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