Si terrà domenica prossima, 17 dicembre, alle ore 17, nella galleria del Palazzo municipale, in va Cavour 28, il vernissage della mostra d’arte personale di Dino Pasquero “La neve”.
Oganizzano l'evento la Città di Busca, assessorati Attività artistiche e Cultura, e l’associazione culturale Liberi Artisti”.
L’allestimento è a cura della storica dell'arte Cinzia Tesio e di Giorgio Barberis. La mostra sarà aperta dal 17 dicembre al 6 gennaio nel seguente orario: dal lunedi al venerdi dalle ore 8,30 alle 12,15; al sabato e domenica dalle 15 alle 19. Informazioni ai seguenti numeri di telefono: 338.6084825 – 33.5434251.
“Si tratta di un evento importante per Busca – spiega Ivo Vigna, assessore comunale alle Attività artistiche – Dino Pasquero è il fondatore del gruppo “I 3”. L’artista, che vive e lavora tra Guarene, Torino e la Svizzera, nella sua lunga carriera, ha esposto in numerose città d’Europa e le sue opere sono conservate in spazi pubblici e collezioni private di altissimo livello, sarebbe lunghissimo citare tutte le vernici delle quali è stato protagonista. Per tutte: le personali a Koblenza (D), al Teatro Regio di Torino, alla Coin Art di Genova e alla Galleria 29 di Basilea (CH). Con questa mostra, un’altra volta, il palazzo municipale si trasforma in uno spazio espositivo, nel quale i cittadini possno avere l'opportunità per visitare opere d’arte di alto livello. Ringrazio il presidente dell’associazione di Liberi Artisti, Aldo Galliano, il curatore della mostra Cinzia Tesio e il critico Giorgio Barberis per l’ottimo collaborazione”.
“La Città di Busca – aggiunge Marco Gallo, assessore comunale alla Cultura - è lieta di ospitare un artista che ha dato prova della sua grande sensibilità e capacità di donare emozioni. Con questa mostra l’amministrazione conferma la sua attenzione ai grandi eventi culturali in attesa e in prospettiva di portare altri artisti come Pasquero nei nuovi spazi espositivi di Casa Francotto, i cui lavori dovranno essere ultimati all’inizio del prossimo anno”.
LE NEVI DI DINO PASQUERO
a cura di Cinzia Tesio
... A Pasquero si deve una delle interpretazioni più squisitamente liriche della realtà naturale e della figura umana – scrive Giorgio Barberis in un suo intervento sull’artista - I suoi paesaggi evocano mirabilmente l’incanto della natura, che egli ama e studia appassionatamente fino ad impadronirsi dei suoi più intimi segreti. Gli stagni e i boschi velati da nebbie argentate, i rilievi rocciosi e gli alberi secolari scolpiti dalla luce, le vestigia dell’architettura paesaggistica sono colti magistralmente, nella loro flagrante immediatezza, nei bozzetti dipinti en plein air...”. Ma di questo notissimo autore guarenese è interessante osservare l’evoluzione, determinatasi nel corso degli anni, nel trattare i soggetti di neve. Si perchè dipingere la neve è, ed è stata, un'ossessione per tutti i pittori, specie per gli impressionisti. La neve di che colore è? Una domanda ingenua per un pittore rispetto ai colori che impiega al fine di ottenere l'effetto neve. Una neve che cade e una neve che si sgela sono sempre neve, ma non la stessa cosa. Per chi abbia visto alcuni quadri di Monet, la neve viene cercata nelle situazioni dove c'è solo questa, come in Norvegia o nei paesaggi della Senna dove abitava. Quindi una estesissima superficie prende le colorazioni della luce del sole ma anche il riflesso delle ombre delle case e degli alberi in un piccolo villaggio che emerge appena. Per chi osserva invece le nevi di Pasquero non è difficile notare che, nella sua pittura, il fondo della tela e il gioco dei colori, dei bianchi freddi, grigi e azzurri diventa quel paesaggio velato ma concreto che non molti pittori sanno raffigurare. La neve dipinta diventa così una sensazione più che una percezione, data la sua immaterialità, che prende corpo da quello che sta sotto e resta sotto, affiorando soltanto con qualche segno di una forma in superficie apparentemente astratta. Così la tela bianca diventa, non solo illusoriamente, come già occupata dalla neve, ai bordi del supporto come ai bordi di un campo. E questa tela già tutta nevicata che Pasquero inizia a trattare diventa via via con i suoi alberi, le stradine, i monti , i ruscelli, una baita, il possibile e lento disgelo del segno che è il lento affioramento di ciò che sta sotto al manto di neve ed è rimasto intrappolato oppure ciò che galleggia frammentariamente sopra, come le linee di un alfabeto in formazione, ma sempre decifrabile. Di questo si vuol cogliere il principio di una trasformazione e di una gemmazione. Pensiamo di vedere Dino Pasquero davanti a un paesaggio di neve con i suoi “attrezzi”oppure in una notte che si sta estinguendo, sempre davanti ad un supporto bianco che comincia ad arricchirsi ed a riempirsi di segni. Le linee ed i colori cadono come schegge sulla base e sono fatte come quegli stecchi di vite o nocciolo che restano secchi e piantati nel nulla del bianco. Herman Melville, meglio di altri, in Moby Dick ha parlato dell'aspetto inquietante del bianco come assenza visibile del colore e allo stesso tempo come fusione di tutti i colori, nonché della sua ipnoticità abbagliante e stordente. Tutto quanto si coglie nei dipinti di neve dell’autore: sospensione immateriale del bianco che è allo stesso tempo inquietante e salutare, raccolto dalla tela dove si depositano dei segni articolati in forme a segmenti decisi e spezzati, con colori che vanno dal nero di vite, al ruggine, allo spolvero di grigio-azzurro che ritorna all'ocra della terra. Ed infine una linea azzurra, curva o sinusoidale, segnala allo stesso tempo la collina e il cielo. E' quel punto più alto dove necessariamente il cielo si abbassa a diventare collina e la collina si innalza per diventare cielo. Tutto è apparentemente semplice. Quel segno diventa, rispetto alla scheggiatura mobile dei rovi e degli sterpi, una direzione non più inquietante ma liberante. Si tratta di un segno di un blu sensuale né troppo tenue né troppo intenso, calcato con mano assolutamente ferma, nella sua decisa concavità, verso il basso a catturare i frammenti della terra e verso l'alto a catturare la luce del cielo. Questa, che appare altrettanto bianca quanto la neve, sta al di sopra di quella linea azzurra e diventa di altra implacabile consistenza, energia diffusa, come la luce infatti che semina colori invisibili. Che diventano i tratti essenziali ed artisticamente leggibili come i caratteri di una scrittura che fluttua tra oriente e occidente, con il calibrato colorismo ed il preciso impianto che emergono sopra la neve di Dino Pasquero, cioè la segmentazione scattante e marcata di un basso e la linearità inflessa e di tonalità varie dell’alto. Questi due universi della terra e del cielo separati dal bianco-neve spesso si separano, spesso si compenetrano in un effetto sottosopra come guardando il mondo all'incontrario. Non un colore manca nei dipinti a soggetto invernale del pittore che, in certi lavori, inserisce più forte il rosso lacca dei maestri veneti della pittura, il colore della carne e della vita oltre che del sangue. Questo colore prende il corpo rotondo di alcune bacche sopravvissute che escono fuori dalla neve, attaccate appena ai rami stecchiti che le portano. Il loro colore diventa un dono prezioso per la sua rarità, oltre il bianco, come ciò che veramente sopravvive per la sua bellezza con una semplicità pari alla verità.. Di questo è fatta “l'arte bianca” di Dino Pasquero: un’arte raccolta in mezzo ad un tutto esteso ed accecante.