La commemorazione dell'eccidio di Valmala

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Presente anche la Città  con l'assessore Donadio e la delegazione Anpi

Data:

07 Marzo 2016

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Onore ai Caduti. Il 6 marzo 1945  nel paese della valle Varaita furono uccisi dagli alpini della Monterosa nove partigiani garibaldini
Onore ai Caduti. Il 6 marzo 1945 nel paese della valle Varaita furono uccisi dagli alpini della Monterosa nove partigiani garibaldini

Ieri, in occasione della commemorazione del 71° anniversario dell'eccidio di Valmala, la città è stata  rappresentata dall’assessore Ezio Donadio insieme con una delegazione dell’Anpi cittadina. La cerimonia si è tenuta al santuario, in una splendida giornata di sole, illuminata dall’abbondate neve caduta il giorno prima.

 

Il 6 marzo 1945  nel paese della valle Varaita furono uccisi dagli alpini della Monterosa nove partigiani garibaldini.

 

L’orazione è stata tenuta  dai ragazzi della sezione Scout di Saluzzo, che hanno saputo usare parole toccanti e ricche di significato, capaci di far commuovere il superstite testimone dell’eccidio, presente alla cerimonia,  Angelo Boero "Edelweiss",   il quale ha raccolto con grande emozione l’intervento che ha  evidenziato esattamente  gli ideali di pace e di libertà cui si erano ispirati i giovani di allora schierati contro la violenza e la dittatura.

 

Hanno preso parte alla mattinata, tra gli altri, l'onorevole Mino Taricco, il consigliere regionale Paolo Allemano, Milva Rinaudo in rappresentanza della Provincia e numerosi sindaci e delegazioni Anpi del circondario.

 

Neve rosso sangue

Era presente anche Daniel Daquino il regista di Costigliole Saluzzo autore del cortometraggio "Neve rosso sangue" che racconta i fatti dell’eccidio.  

 

 Il film sarà  proiettato al cinema Lux sabato  23 aprile in occasione dell’anniversario della Liberazione

 

Uno stralcio dal testo dell’orazione

Cari partigiani, Care staffette,
Non vi conosco, temo, ma mi piacerebbe molto. Siamo vissuti in periodi diversi, a qualche generazione di distanza, quindi sono destinato a vedervi sempre con quella patina che si crea attorno alla storia. Più miti che uomini o donne. Posso imparare alcuni nomi a memoria, ricordare gli avvenimenti più importanti, ma non posso parlarvi, interrogarvi, capirvi.
Quel giorno avete imboccato una strada. La strada che per tanti non rappresentava niente, per pochi rappresentava molto, per l'Italia rappresentava tutto. L'unica speranza di libertà per chi non poteva o
non voleva ribellarsi, persino per il vostro nemico. Sì, perché anche chi ha premuto il grilletto sperando di colpirvi deve a voi il futuro dei suoi nipoti.
In un'epoca senza punti di riferimento, senza alcuna certezza, con le vostre azioni avete fatto la cosa giusta.
Se vi immagino, vi vedo di spalle, mentre salite uno dei sentieri impervi di queste valli. Ma vi seguo da lontano, non vi sto a fianco. Non potrei.
Eppure c'è una parte di me a cui serve pensare che non camminate con la schiena poi tanto dritta.
Che incespicate, ogni tanto. Che, di tanto in tanto, vi chiedete se davvero sia questo il vostro dovere.
Ho bisogno di pensare che avete pianto, a volte, perché so che io lo farei. E immaginando il vostro dolore, percepisco il vostro coraggio, e capisco che l'eterna grandezza della vostra lotta sta nel fatto che è stata condotta da uomini semplici, non eroi. Capisco che ognuno di noi, con quotidiana fatica, può essere partigiano.
Oggi, a distanza di oltre settant’anni, io guardo a voi con tutta quella stima, quell’ammirazione, quel rispetto che meritate per aver compiuto la vostra scelta di coraggio.
Oggi più che mai sento il dovere di mostrarvi che avete riposto la vostra fiducia in buone mani, e l'unica cosa che può ripagare il vostro sacrificio è una promessa.
La promessa che proseguiremo la nostra lotta per la libertà, che sceglieremo sempre la strada che va in salita, che non dimenticheremo.
La promessa che lasceremo il mondo migliore di come lo abbiamo trovato
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