Grande successo per le prime visite guidate ai canyon dell’alabastro

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Ma il Comune consiglia di non recarsi sul luogo da soli, perché le ex cave si trovano su un terreno privato, che non è aperto, per ora, a gite individuali da parte di persone non esperte

Data:

06 Giugno 2016

Tempo di lettura:

4 min

Molto interesse anche da parte di geologi provenienti da altre città della provincia e della regione
Molto interesse anche da parte di geologi provenienti da altre città della provincia e della regione
Fino ad oggi le abbiamo chiamate tutti “cave”, ma sarebbe probabilmente più giusto d’ora in poi chiamarle “grotte a cielo aperto”, cogliendo d’un fiato la straordinaria particolarità del luogo, davvero suggestivo e unico: ecco cosa sono i canyon dell’alabastro rosa di Busca, uno dei tesori della nostra collina, che il Comune, per iniziativa dell’assessore Ezio Donadio, sta avviando ad una riscoperta scientifica e turistica.
 
Grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e ad un contributo  della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, e in accordo l’Atl Cuneo, l’iniziativa dal titolo I tesori di Busca, alla scoperta della città in un viaggio tra cultura e scienza sta ottenendo un grande risultato di visibilità. Dopo il partecipato convegno di preparazione che si era tenuto in Casa Francotto il 26 maggio, ieri, domenica 5 giugno, hanno avuto una grande partecipazione le visite guidate gratuite ai canyon, con il tutto esaurito, nonostante il tempo incerto, nei sei turni giornalieri a “numero chiuso” di 20 persone per volta e con trasporto gratuito con bus navetta. Molte in più le richiese di partecipare, giunte anche  da diverse città della provincia e della regione, alle quali, per il momento, non si è potuto dare soddisfazione per il carattere sperimentale di questa prima uscita e per le non facili procedure di messa in sicurezza dei partecipanti che devono muoversi su un luogo privato e non ancora attrezzato alle visite individuali.

“Il risultato di questo esperimento riuscito – dice l’assessore Donadio – ci stimola a continuare nel nostro proposito e a piccoli passi cercheremo di perseguire il nostro progetto di lancio complessivo della collina e della città dal punto di vista della promozione turistica culturale e ambientale. Per farlo stiamo mettendo a frutto tutte le risorse che abbiamo adisposizione, a partire dal volontariato. A questo proposito, voglio ringraziare in particolare il volontari della protezione civile comunale, che lavorano da sempre alla pulizia e alla messa in sicurezza dei percorsi collinari e dei parchi cittadini ed anche  i volontari di protezione civile della sezione Ana di Cuneo che hanno svolto una esercitazione proprio sabato scorso in preparazione dell’evento, costruendo, tra l’altro, una scalinata sul tragitto per facilitare l’accesso ai canyon. Grande merito va anche a Emanuele Costa e Alessandra Marengo, professore e ricercatrice  del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, che hanno fatto da guida alle visite, con grande capacità di divulgazione, allestendo anche la cartellonistica illustrativa, e alla consigliera comunale Beatrice Sartore, che si è resa disponibile nell’organizzazione della giornata”.

Il prossimo appuntamento degli eventi annuali dell’iniziativa è per mercoledì 28 settembre alle ore 21 nella  sala convegni in Casa Francotto per la presentazione del libro, in corso di redazione “L'Alabastro di Busca e le sue Cave”, scritto dai due ricercatori.

 
Le ex cave dell’albastro rosa di Busca, hanno spiegato gli esperti, sono antichissime grotte, formatesi almeno 350.000 anni fa, a tanto si ferma per ora la datazione in base alle ricerche fin qui concesse dai fondi a disposizione e venute in parte a cielo aperto in seguito all’erosione della collina sovrastante.  
 
Si tratta di cinque gole di lunghezza variabile, fino a oltre un centinaio di metri, due delle quali sono state visitate ieri, profonde anche una trentina, che si trovano  sulla collina dell’Eremo, versante orientale, a quota 650 metri, particolarmente suggestive, dai variegati colori che muovono dal rosa scuro al verde muschio, anche a seconda di come vi incide la luce nelle varie ore del giorno.

L’alabastro di Busca è una roccia calcarea, composta essenzialmente da calcite che si è deposta sotto forma di stalattiti, stalagmiti e altre concrezioni che, se sottoposte a tecniche sofisticate, permettono di determinare il clima presente nell’area a partire da glaciazioni molto più antiche dell’ultima, alla quale risale per esempio   l’unica altra area sede di ricerca scientifica di paleoclima del Piemonte, Rio Martino di Crissolo, dove i sedimenti fin qui analizzati si fermerebbero a 10.000 anni fa.

Portato ad esempio
Non per nulla l’esempio di Busca è stato portato all’attenzione di vari studiosi in occasione di almeno quattro recenti convegni nazionali ed internazionali di geologia, mineralogia e conservazione dei beni culturali e naturalistici.

Dal punto di vista storico, ed in particolare della storia dell’arte, inoltre, l’impiego dell’Alabastro di Busca è stato diffuso in chiese e case nobiliari dalla metà del Settecento fino alla metà del secolo scorso in tutto il Piemonte ed anche in Francia in tante opere di pregio. La più recente e curiosa presenza dell’Alabastro di Busca è stata rinvenuta nella composizione di un caminetto attribuito alla casa di Napoleone ad Ajaccio. Quanto fosse ritenuto prezioso in quelle epoche è testimoniato anche dal fatto che in diverse chiese esso venisse imitato con dipinti, come nella parrocchia Maria Vergine Assunta.

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