Domenica 24 settembre visite guidate ai canyon dell'alabastro rosa

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A cura delle guide del Cegat e con il trasporto gratuito offerto dal Comune. Ecco come iscriversi. In caso di maltempo si rimanda l'evento a domenica 1 ottobre

Data:

04 Settembre 2017

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I canyon si trovano  su un terreno privato, occasionalmente aperto ai ricercatori e a piccoli gruppi di visitatori autorizzati ed accompagnati
I canyon si trovano su un terreno privato, occasionalmente aperto ai ricercatori e a piccoli gruppi di visitatori autorizzati ed accompagnati
Mentre continuano le ricerche del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino con il prelievi di nuovi campioni destinati allo studio del paleoclima, giudicati dagli studiosi particolarmente interessanti perchè fra i più antichi, ci sarà presto una nuova occasione per visitare i canyon dell’alabastro rosa di Busca.

Domenica 24 settembre saranno  le guide del Cegat (Centro Guide Accompagnatori Turistici della provincia di Cuneo), in collaborazione con l’Università e il Comune, che mette a disposizione il bus navetta gratuito, ad  accompagnare la visita.  
 
La visita a Busca prevede, oltre alla scoperta delle suggestive gole sul versante orientale della collina dell'Eremo, anche il giro nel centro storico, dove gli artisti di diverse epoche  hanno realizzato manufatti e decorazioni con l’alabastro rosa di Busca, unico nel suo genere. I partecipanti saranno accompagnati dalla ricercatrice Alessandra Marengo, coautrice insieme con Emanuele Costa della pubblicazione “L’alabastro di Busca tra Arte e Scienza”, e dalla guida turistica Ilaria Peano.

Le visite
Il ritrovo (20 posti disponibili) è domenica 24 settembre alle ore 14.30 davanti all'ufficio turistico, in piazza Regina Margherita 4. La durata dell’attività è di 2 ore / 2 ore e  mezza. La quota di partecipazione è: adulti: 8 euro,  5 euro per bambini al di sotto dei 12 anni.

Si raccomanda di indossare un abbigliamento adatto ad una passeggiata nei boschi e nella natura, e di dotarsi di scarpe comode. L’escursione è indicata anche per i bambini a partire dall’età scolare. Il sentiero non permette il passaggio di carrozzine e passeggini.

In caso di maltempo la visita sarà rimandata a domenica 1 ottobre.

Prenotazioni
Occorre la prenotazione che può essere effettuata per telefono o via mail: CE.G.A.T. tel 366.9361242 | cegat@cegat.italabastrodibusca@gmail.com .


Le cave
Si cominciò qui ad estrarre il prezioso alabastro dal XVII secolo e si continuò  fino agli anni Cinquanta del ‘900, quando la cava  fu abbandonata. Dal 1620 le cave, chiamate dalla popolazione "la marmorera", passarono di mano dal primo proprietario,  il principe di Carignano Amedeo di Savoia al Demanio e dal 1879 di nuovo a privati, come, tra gli altri il senatore Carlo Brunet di Cuneo. Si trovano tutt’ora su un terreno privato, occasionalmente aperto ai ricercatori e a piccoli gruppi di visitatori autorizzati ed accompagnati.

L’alabastro di Busca
L'alabastro di Busca è una roccia bella e fragile, facilmente lavorabile e lucidabile, dai variegati colori che muovono dal rosa scuro al bianco.

Dal XVII al XX secolo è stato molto ricercato in Piemonte, utilizzato nelle grandi chiese soprattutto torinesi, come per le colonne della chiesa di San Filippo Neri a Torino e le urne decorative nelle tombe dei Savoia a Superga, e veniva ampiamente usato per l’arredamento di edifici privati, rivestimenti ornamentali

Spiegano Emanuele Costa e Alessandra Marengo del Dipartimento di Scienze della Terra: “Durante le prime fasi dello studio, esaminando e analizzando campioni di roccia provenienti da tutto il mondo, è risultato subito evidente che uno degli alabastri-calcarei più interessanti si trovava a breve distanza da Torino, a Busca. Si tratta infatti del cosiddetto alabastro (od onice) di Busca, una roccia singolare da un punto di vista geologico e di cui è stato fatto ampio utilizzo nei secoli come pietra ornamentale. La cava costituisce un caso particolare nel nord Italia, poiché in realtà si tratta di un antico sistema di grotte giunto allo stadio finale del proprio “ciclo vitale”; è risultato quindi interessante studiarne i meccanismi di genesi, indagando sulla sua evoluzione e sui fenomeni che hanno portato alla deposizione del materiale - che è stato poi estratto”.
 

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