Busca si appresta a fare i conti con probabili disagi nell’alimentazione idropotabile. Afferma Gianmichele Cismondi, vice-sindaco, assessore all’Ambiente e membro del Consiglio di amministrazione dell’Acda, l’azienda che gestisce l’acquedotto cittadino: “Occorre prendere coscienza di una situazione che, in assenza di determinanti cambiamenti delle condizioni atmosferiche, potrebbe risultare preoccupante”.
Il lungo periodo di siccità che stiamo attraversando pesa su una situazione ormai in continuo peggioramento da anni. Busca, in particolare, sta registrando una penuria di precipitazioni che non ha precedenti: anche oggi, giornata nella quale era prevista pioggia consistente, il cielo grigio non sta portando precipitazioni degne di nota.
“Purtroppo – spiega Cismondi – il nostro territorio sta soffrendo un disagio particolare all’interno di una situazione generalmente critica: le correnti atmosferiche ci preservano dal passaggio delle perturbazioni, seppur modeste e saltuarie, che sfiorano la nostra zona. Occorre che tutti noi cittadini ci investiamo del problema e incominciamo a pensare ad una gestione diversa, tendente ad un consumo più razionalizzato, di un bene indispensabile”.
Ecco il punto sulla situazione in città: “Dal 2004 – riferisce il vice-sindaco - la falda che alimenta i due pozzi situati in zona San Rocco, che forniscono ai buschesi il novanta per centro dell’acqua, è sempre andata abbassandosi. Dal febbraio dello scorso anno l’abbassamento è stato di circa un metro e mezzo. Oggi, all’inizio di marzo, siamo in presenza, all’incirca, della stessa situazione che si presentava nell’estate scorsa, mentre le attività negli orti e nei giardini non sono ancora incominciate. I primi seri problemi, per ora, riguardano un nucleo ristretto di case in frazione Madonna del Campanile, dove la sorgente locale del Giorgetto non è più in grado di fornire l’alimentazione; devono entrare in funzione i sistemi di pompaggio dalle condutture di pianura. Del resto anche le due altre principali sorgenti di collina, Fontana Torino per frazione San Martino e Sorgente Canna per Santo Stefano, non sono più in grado assicurare l’approvvigionamento per quelle zone. La fornitura della pianura è completata, in frazione San Chiaffredo, dall’allacciamento con l‘acquedotto di Cuneo e, in frazione Castelletto, con quello proveniente dalla sorgente Cavaligi di Valgrana e per ora non ci sono problemi”.
La soluzione ad una situazione comunque precaria è stata individuata tempo fa, quando, come aderente all’Acda, ossia ad un sistema integrato di distribuzione dell’acqua, il Comune ha scelto di partecipare al progetto del nuovo acquedotto cuneese per usufruisce della sorgente Bandito di Roaschia. Da quella fonte la città potrà attingere tutta l’acqua necessaria alla popolazione, destinando i due pozzi soltanto alle emergenze.
“Attenzione, però – avverte con fermezza Cismondi – non dobbiamo pensare che il nuovo acquedotto ci risolverà ogni problema. Si può capire ora come la decisone di aderire al progetto sia stata opportuna, tuttavia dobbiamo sapere che i tempi di realizzazione sono vicini, ma non immediati: abbiamo di fronte un’estate molto probabilmente difficile, durante la quale non potremo ancora contare sulla nuova fornitura. In ogni caso è bene che tutti noi cambiamo l’approccio all’uso dell’acqua: non è più un bene diffuso, a poco costo e abbondante. E’ una risorsa dell’ambiente che dobbiamo usare con coscienza e dobbiamo dividere con tutti”.
“Non possiamo fabbricarla, l’acqua – interviene il direttore dell’Acda, Alessandro Pirola, che in questi giorni sta rilasciando interviste ed esponendo relazioni per diffondere proprio questo concetto - La continua riduzione di precipitazioni nevose e piovose, sta evidenziando possibili scenari di grave disagio, che potrebbero coinvolgere una larga fascia di territorio servita dall’Acda. Il livello di preoccupazione – dice - non tocca per ora, fortunatamente, se non in rari casi, grossi nuclei abitati, ma interessa sostanzialmente ed in modo diffuso, aree frazionali montane e pedemontane servite da piccole reti autonome”.
Pur auspicando che piova, nel caso in cui perdurasse la siccità, quali provvedimenti occorrerà adottare? Risponde Pirola: “In una prima fase si provvederà ad una sistematica chiusura di tutte le fontane pubbliche e richiesta di non utilizzo di acque potabili per irrigazione aree pubbliche, aree sportive, ecc., al divieto di utilizzo di acqua potabile per usi impropri (irrigazione, lavaggio autoveicoli, strade, ecc.), alla messa in atto di tutti i possibili collegamenti dell’area in carenza idrica con le altre reti aziendali che dispongono di risorsa, anche con attivazione di sistemi di pompaggio.
"La seconda fase - contiuna - prevede l’attivazione di un primo programma di razionamento, che potrebbe richiedere una chiusura a zone o cessazione dell’erogazione dalle ore 22 alle 6 del mattino successivo, estendibile ulteriormente, a seconda dei casi; alla riattivazione di sorgenti e pozzi attualmente non più in uso e all’integrazione saltuaria con autobotti, nel casi in cui i serbatoi di riserva siano raggiungibili dai mezzi di trasporto necessari.
"La terza fase, che spererei proprio di evitare, - conclude il direttore - prevede l’integrazione delle acque sorgive con acque superficiali eventualmente captabili sul territorio, con immediata emissione da parte del sindaco di Ordinanza di non utilizzo ai fini potabili e il rifornimento con acqua insacchettata dall’Azienda o da altre aziende facenti parte del Sistema integrato regionale. Intanto monitoriamo costantemente l'andamento e abbiamo comunicato con una nota ufficiale la situazione di pre-allarme sia alla Prefettura di Cuneo, sia alla Protezione civile provinciale”.
Come si vede, all’Acda l’emergenza è programmata, ma speriamo che piova….