Il giorno dopo Natale, a Santo Stefano, il Teatro Civico ospiterà uno spettacolo natalizio originale ed antico. Sarà messa in scena la divota comedia natalizia della tradizione piemontese con la rappresentazione della “Favola di Gelindo”, la storia di un ingenuo ed onesto contadino che si muove anacronisticamente tra le colline delle nostre campagne e i luoghi sacri del racconto evangelico ufficiale, mescolando le umili vicende del quotidiano con il solenne mistero della nascita del Redentore.
Alle ore 21, con ingesso libero, sarà sul palco buschese la giovane compagnia teatrale “Angelo Azzurro”, attori al loro primo debutto dialettale, con la colonna sonora dal vivo del gruppo di musica popolare piemontese Canalensis Brando, che suona gli strumenti tipici del repertorio natalizio: pifferi, zampogne e pive.
Lo spettacolo è una iniziativa dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero di Montà d’Alba. Il soggetto è del piemontesista Corrado Quadro, che ha messo a punto un copione inedito intriso di espressioni, toponimi locali e riferimenti all’attualità in un intreccio delicato e gradevole di vicende.
Il sacro ed il profano
Il sacro condito da un pizzico di profano e gustose finezze in vernacolo: questo è il succo dello spettacolo. Così era il Natale prima che il moderno Babbo di rosso vestito e con la barba bianca colonizzasse l’immaginario collettivo. Fino ai primi decenni del secolo scorso dalle nostre parti il personaggio più atteso da adulti e piccini a Natale era il piemontese Gelindo.
Il Natale del vecchio Piemonte è infatti legato alla figura del pastore-contadino con l’agnello sulle spalle, il cappello in testa, i calzoni sotto il ginocchio, la “cavagna” al braccio e la piva musicale.
Ma il Gelindo non è soltanto il personaggio del presepe. La sua presenza ha lasciato traccia anche nei proverbi e nei modi di dire legati a questo periodo festivo. Dal noto motto “Gelindo ritorna”, indirizzato a chi parte ma per qualche dimenticanza o raccomandazione da fare torna sui suoi passi, all’apostrofare qualcuno con l’espressione “ët sei an Gelindo”, cioè un bonario, un semplicione, al detto “ariva Gelindo!” per anticipare l’avvento del Natale.
Da questo personaggio è nato, agli inizi del Seicento, il teatro sacro popolare allestito per secoli nei negli oratori, nelle piazze e nelle stalle, che mescola elementi sacri ed elementi profani, religiosità popolare e fede contadina.
Dagli anni Sessanta ad oggi la “divota commedia” ha vissuto una fortunata stagione di riproposte in tutto il Piemonte. Ora questo omaggio alla tradizione arriva anche a Busca.
Ritorna la favola di Gelindo
Dettagli della notizia
La divota comedia natalizia della tradizione piemontese il 26 dicembre al Teatro Civico
Data:
21 Dicembre 2011
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