Gosso: “Lasciateci pulire gli alvei dei torrenti”

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Anche i comuni andrebbero coinvolti nel processo di salvaguardia dei corsi d’acqua

Data:

10 Giugno 2008

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Il Maira in piena venerdi 30 maggio. dal ponte Biandone
Il Maira in piena venerdi 30 maggio. dal ponte Biandone
Qualche problema di transito sulla via collinare “dei Cannoni”, in parte ostruita da una piccola frana: a tanto è limitato il danno provocato sul territorio del comune di Busca dall’alluvione di una decina di giorni fa, che, invece, ha colpito e gravemente danneggiato l’alta valle Maira e le altre valli circostanti.

Ma Busca non si chiama fuori dalla tragedia sfiorata e il sindaco Luca Gosso interviene nella discussione del dopo-alluvione.

“Se Busca non è stata costretta a registrare danni di una certa entità – afferma con decisione Gosso – il merito va più al caso che alla prevenzione. Quest’ultima, ci sia permesso di dirlo chiaramente ai cittadini, non è in alcun modo fra i poteri dei sindaci. Occorre spiegare che le autorità che sovrintendono alla salvaguardia dei corsi d’acqua in valle Padana sono l’Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po) e l’Autorità di bacino del fiume Po. E’ giusto che siano organismi sovracomunali a gestire il settore, ma è contrario al buon senso che i comuni non siano in alcun modo coinvolti nel processo. Così come non ha senso limitare notevolmente, così come di fatto avviene, la pulitura degli alvei e delle sponde dei torrenti”.

Spiega ancora Gosso: “Il Maira a Busca scorre incassato rispetto al livello delle case. Abbiamo dovuto presidiare i ponti; l’acqua ha toccato i tre metri d’altezza, fermandosi ad alcune decine di centimetri sotto il livello di tracimazione. Adesso però anche a Busca l’alveo del torrente è pieno di detriti e ad ogni si piena alza un po’: in futuro potrebbero esserci problemi”.

Cosa si dovrebbe fare subito? “Da tempo molti fra noi sindaci chiediamo alle autorità competenti – risponde ancore il sindaco di Busca - di intervenire con un progetto di pulizia ed asporto del materiale del fondo, pietre e arbusti. Ci sono imprese disponibili a realizzare argini di sicurezza in cambio del pietrame del fondo. Uno scambio da gestire con bandi pubblici e nella certezza di regole precise, magari affidando le procedute agli enti locali. Ciò permetterebbe, inoltre, di limitare l’apertura delle cave che feriscono le nostre montagne e provocano un ulteriore danno ambientale. Dobbiamo battere questo ferro ora che è caldo, nell’immediatezza della crisi appena superata, perché aspettare la prossima alluvione potrebbe essere troppo tardi”

Il sasso è lanciato e non si nasconde nemmeno la mano.



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