Luca Gosso invita ad aderire alla 'protesta-proposta' dei Sindaci 'vessati' dallo Stato

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'Si lasci direttamente ai Comuni il 20% Irpef: ecco la vera rivoluzione federalista'

Data:

30 Settembre 2009

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Il sindaco di Busca, Luca Gosso, invita i suoi colleghi cuneesi a partecipare alle giornate del 5 ottobre a Torino e del 21 ottobre a Roma per sostenere la proposta di legge sul 20 % Irpef ai Comuni
Il sindaco di Busca, Luca Gosso, invita i suoi colleghi cuneesi a partecipare alle giornate del 5 ottobre a Torino e del 21 ottobre a Roma per sostenere la proposta di legge sul 20 % Irpef ai Comuni

Scendere in piazza lunedi 5 ottobre a Torino (ore 10,30, in piazza Castello), in occasione del Consiglio comunale del Comune di Torino aperto a tutti i Comuni del Piemonte con l'obiettivo di votare congiuntamente la mozione relativa al patto di stabilità 2009, e mercoledì 21 ottobre, insieme con i rappresentanti delle Anci regionali di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, per far sentire la voce dei Comuni del Nord a Roma. Non per una protesta, ma per una proposta. E’ questo l’invito rivolto agli amministratori locali cuneesi da Luca Gosso, sindaco di Busca, ribadita durante il Consiglio comunale dello scorso 28 settembre a proposito della relazione circa gli equilibri di bilancio.
La proposta di legge cui si riferisce Gosso è stata elaborata per iniziativa del vice-sindaco e assessore al Bilancio del Comune di Crespano del Grappa (Treviso), Antonio Guadagnini, e ha già raccolto 500mila firme. Guadagnini ha iniziato la sua battaglia l'anno scorso, raccogliendo anche l'adesione di 450 sindaci (su 580) del Veneto e delle Anci del Nord Italia.
Il sindaco di Busca si è ora messo in contatto con Guadagnini per partecipare attivamente alla sua iniziativa e per rilanciarla in provincia di Cuneo.

Gosso, come stanno le cose?
“La verità - spiega il sindaco - è che è assai difficile parlare serenamente di equilibri di bilancio. Da un lato, a Busca abbiamo la coscienza tranquilla perché tecnicamente abbiamo i conti in ordine. D’altra parte, però, non possiamo realizzare le opere già progettate per il futuro della città. Per rispettare pienamente il “patto di stabilità, infatti, nel 2009 abbiamo dato priorità al pagamento dei residui in capitale, ossia agli investimenti finanziati negli anni passati ed attualmente in corso di realizzazione, ma abbiamo dovuto praticamente azzerare gli investimenti in competenza 2009. Per essere in regola abbiamo ridotto la spesa corrente, rallentato gli investimenti, rimandato le nuove opere pubbliche e non abbiamo ancora applicato l’avanzo di amministrazione.-

Alcuni Comuni preferiscono rischiare e non rispettare il patto…
“Se non si rispettano le regole del patto si va incontro ad un ulteriore taglio sui trasferimenti, pari, per Busca, ad oltre 50/60 mila euro e alla riduzione ulteriore della spesa corrente e quindi dei servizi ai cittadini. In più il Comune sarebbe sottoposto ad un controllo ancora più stringente della Corte dei conti. E poi io non giudico giusto non ubbidire a regole sbagliate: preferisco cercare di far cambiare le regole, ma nel frattempo attenermi alle disposizioni”.

Adesso però la misura è colma…
“Siamo alla frutta - risponde Gosso -. Non si può andare avanti in questo modo. Lo Stato, e non faccio questioni di partito, ci sta trattando a pesci in faccia da un decennio: tagli indiscriminati ai trasferimenti mai compensati, come l’Ici sulla prima casa e sui fabbricati che hanno perso la ruralità. Il cosiddetto “patto di stabilità” dovrebbe cambiare nome, visto che il termine prevede un accordo tra due soggetti, mentre questa è una norma ci viene imposta dall’alto, senza diritto di replica”.

Può riferirci alcuni dati, ad esempio?
“Dai Comuni italiani passa il 43 per cento degli investimenti pubblici. Ora tutti quanti hanno 12 miliardi di euro di residui passivi bloccati e oltre 3 miliardi di avanzi di amministrazione fermi, che potrebbero essere spesi, anzi, che dovrebbero essere spesi, tanto più nelle attuali condizioni economiche, in cui c’è bisogno come della manna di una ripresa delle opere pubbliche”.

Cosa bisogna fare?
“Il federalismo tanto atteso è, per ora, un’operazione gattopardesca: tanto clamore per non cambiare nulla. In ogni caso ci vorranno sette anni veder realizzato quanto previsto. I Comuni non possono attendere tanto. Bisogna intervenire subito. Alcuni sono al collasso, altri alla paralisi. Per adesso il governo ha regalato 500 milioni di euro a Roma e 150 a Catania e ha tolto il patto al Comune di Roma. Beati loro. E tutti gli altri 8000 comuni italiani?”.

Qual è la sua proposta?
“L’idea, già presentata anche in un Odg del Consiglio comunale, non l’abbiamo inventata noi: sto parlando di un anticipo del federalismo, già avanzato dai Sindaci del Veneto. Ossia lasciare direttamente ai Comuni il venti per cento dell’Irpef, azzerando contemporaneamente tutti gli altri trasferimenti dello Stato”.

Tutti i Comuni ci guadagnerebbero?
“Intanto vediamo cosa significherebbe questo per Busca. Alla nostra città arriva dallo Stato meno di un milione e mezzo di euro, pari a 150 euro ad abitante, mentre i buschesi versano circa 20 milioni di Irpef all’anno a Roma. Se andasse in porto questa riforma resterebbero a Busca 4 milioni di euro. Una cifra che ci permetterebbe di fare investimenti nei settori strategici della città e di dare un’adeguata programmazione alle nostre opere pubbliche. Ma non solo: potremmo scegliere di investire questi introiti in diversi altri modi, come dare nuovi servizi ai cittadini o diminuire le imposte comunali”.

E chi ci perderebbe?
“Qualcuno dice che verrebbero penalizzati i Comuni più poveri. Ma non è vero. Comporterebbe semplicemente un equilibrio, questo sì, nelle ripartizioni. Per esempio, i comuni della Campania ricevono oggi 1,7 miliardi dallo Stato. Con il sistema proposto perderebbero circa 300 milioni di euro. Il che farebbero scendere la loro media procapite a 250 euro: quasi il doppio di quanto ricevono oggi gli abitanti di Busca e di buona parte della provincia di Cuneo!”.

Un’operazione utopistica?
“Non credo – risponde infine il Sindaco di Busca, che fornisce anche qualche suggerimento su come e dove andare a reperire i soldi necessari -. Servono 7 miliardi di euro in più nel bilancio dello Stato per coprire la differenza tra il totale dei trasferimenti già versati ai Comuni e il totale del 20 per cento Irpef. Per reperirli basterebbe ridurre l’indebitamento dello Stato, che ci costa 70 miliardi di interessi ogni anno. Oppure mettere un tetto alle spese dei ministeri: negli ultimi anni sono aumentate di 12 miliardi. Oppure ridurre il numero dei parlamentari, come soltanto promesso durante le campagne elettorali. Oppure mettere un freno ai deficit delle Regioni sulla sanità. In poche parole, se si vuole, i soldi si possono trovare per un’operazione che sarebbe sì, davvero, una rivoluzione fiscale”.

Anche Guadagnini, raggiunto al telefono dal sito de Comune di Busca, dopo aver ringraziato per l’adesione Gosso, invita gli amministratori locali cuneesi a partecipare non solo alla dimostrazione organizzata a Torino, con l’interessamento diretto della presidente dell’Anci Piemonte, Amalia Neirotti, ma anche a quella di Roma del 21ottobre, in occasione della quale sono in programma incontri con il governo.

Già alcuni mesi fa – spiega Guadagnini - incontrammo i ministri Tremonti e Calderoli. La loro obiezione alla nostra proposta fu che mancano le risorse. Torniamo ora più rappresentativi e numerosi per dimostrare che se ci fosse la volontà politica anche le risorse si potrebbero trovare, perché la nostra è un’idea ponderata, onesta e fattibile”.

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