Una delegazione del Gruppo di Busca dell’Associazione Nazionale Alpini e la Città, con l'assessore Ezio Donadio, saranno presenti domenica prossima, 15 gennaio, a Mondovì per le celebrazioni provinciali solenni delle battaglie di Nowo Postojalowka e di Nikolaevka della Seconda Guerra Mondiale in cui furono sterminate le Divisioni Alpine Cuneense e Tridentina. A guidare la delegazione cittadina ci sarà il reduce buschese Giuseppe Fornero, classe 1920, che partecipò alla Campagna di Russia nel Gruppo di artiglieria Alpina del battaglione Mondovì.
“Voglio esserci – dice - per quei miei amici, quei ragazzi che dovettero partire, come me, senza equipaggiamento e andare incontro ad una morte quasi certa e non ce la fecero a ritornare”. Chi come Giuseppe fu fra i pochi a far ritorno ha avuto per tutta la vita il dolore e l’onore del ricordo. Una testimonianza che va raccolta dalle nuove generazione. Anche per questo il Comune sta organizzando per fine mese, insieme con le scuole cittadine, un incontro fra i bambini e il reduce Fornero: perché possano sentire direttamente il racconto di uno fra gli ultimi testimoni di quella immane tragedia.
Nell’inverno del 1943 in Russia avvenne letteralmente uno sterminio degli Alpini italiani, dei 57.000 partiti ne ritornano soltanto 11.000.
L'ordine di ripiegare dal Don fu dato il 17 gennaio, con molto ritardo. In testa alle colonne in ritirata si misero i alcuni reparti della Tridentina e della Vicenza che riuscirono ad aprirsi la strada verso ovest. Più a sud, invece, la Cuneense, la Julia e la parte della Tridentina dovettero sacrificarsi contro le forze corazzate sovietiche per evitare che il fianco sinistro della ritirata crollasse, mettendo in crisi l'intera operazione di ripiegamento. A Nowo Postojalowka il 20 gennaio, con la Cuneense, e a Nikolajevka il 26 gennaio, con anche la Tridentina, furono combattute le battaglie di retroguardia più terribili, fino ai limiti dell’annientamento e chi non morì fu catturato dai russi. In quell’inferno c’erano circa duecento buschesi e la metà di essi non tornarono, fra di loro l’unico ancora in vita è Giuseppe Fornero.
Il 20 gennaio a Novo Postojalowka gli Alpini condussero una battaglia durata trenta ore, combattuta esclusivamente da truppe italiane, senza il concorso di reparti alleati o di mezzi corazzati. Il combattimento vide impegnati l’intera Cuneense e alcuni reparti della Julia. Dei 15 mila Alpini della Cuneense meno di 1.400 fecero ritorno a casa.
“Voglio esserci – dice - per quei miei amici, quei ragazzi che dovettero partire, come me, senza equipaggiamento e andare incontro ad una morte quasi certa e non ce la fecero a ritornare”. Chi come Giuseppe fu fra i pochi a far ritorno ha avuto per tutta la vita il dolore e l’onore del ricordo. Una testimonianza che va raccolta dalle nuove generazione. Anche per questo il Comune sta organizzando per fine mese, insieme con le scuole cittadine, un incontro fra i bambini e il reduce Fornero: perché possano sentire direttamente il racconto di uno fra gli ultimi testimoni di quella immane tragedia.
Nell’inverno del 1943 in Russia avvenne letteralmente uno sterminio degli Alpini italiani, dei 57.000 partiti ne ritornano soltanto 11.000.
L'ordine di ripiegare dal Don fu dato il 17 gennaio, con molto ritardo. In testa alle colonne in ritirata si misero i alcuni reparti della Tridentina e della Vicenza che riuscirono ad aprirsi la strada verso ovest. Più a sud, invece, la Cuneense, la Julia e la parte della Tridentina dovettero sacrificarsi contro le forze corazzate sovietiche per evitare che il fianco sinistro della ritirata crollasse, mettendo in crisi l'intera operazione di ripiegamento. A Nowo Postojalowka il 20 gennaio, con la Cuneense, e a Nikolajevka il 26 gennaio, con anche la Tridentina, furono combattute le battaglie di retroguardia più terribili, fino ai limiti dell’annientamento e chi non morì fu catturato dai russi. In quell’inferno c’erano circa duecento buschesi e la metà di essi non tornarono, fra di loro l’unico ancora in vita è Giuseppe Fornero.
Il 20 gennaio a Novo Postojalowka gli Alpini condussero una battaglia durata trenta ore, combattuta esclusivamente da truppe italiane, senza il concorso di reparti alleati o di mezzi corazzati. Il combattimento vide impegnati l’intera Cuneense e alcuni reparti della Julia. Dei 15 mila Alpini della Cuneense meno di 1.400 fecero ritorno a casa.