La storia dell'Eremo di Belmonte in un libro

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“Gli  eremiti Camaldolesi di Piemonte (1601-1801)” sarà presentata sabato 10 marzo in Casa Francotto

Data:

21 Febbraio 2018

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Sabato 10 marzo  si presenta il libro di Gianfranco Armando che tratta del fenomeno eremitico Camaldolese in Piemonte
Sabato 10 marzo si presenta il libro di Gianfranco Armando che tratta del fenomeno eremitico Camaldolese in Piemonte
Sabato 10 marzo alle ore 21 nella sala convegni di Casa Francotto (piazza regina Margherita) si terrà la presentazione del libro “Gli  eremiti Camaldolesi di Piemonte (1601-1801)”. All’incontro parteciperà l’autore, Gianfranco Armando,  e la buschese Mirella Lovisolo, studiosa di arte religiosa e storia locale.

“Gli eremi  - spiega Lovisolo - sono nuovamente di moda, oggetto di curiosità e attenzione, soprattutto probabilmente per la  serenità che ispirano. Sabato 10 marzo presenteremo questo libro che ci riguarda da vicino, perché racconta anche la storia del nostro Eremo buschese, trattando, ed è una novità assoluta, del  fenomeno eremitico Camaldolese in Piemonte, un tema mai descritto fino ad ora in un volume. Sono considerati gli eremi camaldolesi di Torino Pecetto, di Cherasco, di Lanzo e quello di Belmonte che si erge sulla collina buschese fin dal ‘200”.

L’Eremo di "Belmonte"
L’Eremo di  Busca sull’altura che la caratterizza,  è noto fin dall'antichità con il nome di "Belmonte", il culto su questo monte ha origine  con la costruzione, nel Duecento, della cappella della Madonna e poi con la presenza delle suore di clausura domenicane.

Nei primi anni del Seicento  il complesso fu ceduto ai Camaldolesi di San Romualdo che vi rimasero sino alla soppressione. Il luogo divenne centro devozionale e richiamo di pellegrinaggi. A fianco dell'antica chiesa medievale i frati eressero la nuova chiesa barocca decorata con dipinti del Dalamano e stucchi del Beltramelli.  Nell'Ottocento il complesso in seguito alla soppressione napoleonica fu acquistato da nobili locali, adibito a villa signorile e arricchito da dipinti a soggetto mitologico di Francesco Gonin. La proprietà passò alla famiglia dei Grimaldi e abitata solo nei mesi estivi. Negli anni Cinquanta  l'eremo pervenne alla parrocchia di Carmagnola.
 

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